Atti – Capitolo 1

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v.1-2 In questi versetti viene spiegato lo scopo del Vangelo di Luca: raccontare nel dettaglio gli atti e gli insegnamenti di Gesù per gli increduli, comprendendo le istruzioni specifiche per gli apostoli.

v.3 Gesù fu visto risorto per 40 giorni dai Suoi discepoli, a volte erano 2-3 discepoli, ma una volta furono presenti circa 500 insieme (1 Corinzi 15:6). Non dobbiamo farci ingannare dalle apparizioni religiose, dove 3-4 persone forse sotto influssi di strani spiriti, dicono di aver visto personaggi biblici. Gesù venne visto risorto e vivente anche da centinaia di persone in una volta. Non dobbiamo fidarci dei “veggenti” delle religioni umane.

v.5 In questo versetto, e nei seguenti, vediamo lo scopo di questo secondo libro di Luca (gli Atti): focalizzarsi sull’applicazione del battesimo nello Spirito Santo, come “potenza” che consente di diventare testimoni di Cristo (v.8).

v.6-7 I discepoli erano ancora focalizzati sulla prima venuta del Cristo come un adempimento visibile del Regno di Dio, inteso come regno nelle mani dell’Israele etnico. Gesù spiega che un discepolo non può capire i tempi e i piani di Dio. Usando la frase “il Padre ha riservato alla propria autorità” Gesù fa capire che la venuta del Regno di Dio sarà qualcosa di brusco e manifesto. Qualcosa che avverrà per Sua decisione motivata, ma non intuibile dall’essere umano.

v.8 “Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra”.

Ha mandato lo Spirito Santo per essere sempre con noi, proprio come se ci fosse Gesù vicino, per non farci sentire la mancanza di Gesù (Giovanni 14:16). Lo Spirito Santo non essendo legato a un corpo fisico, può svolgere quello che Gesù faceva sulla terra, tramite tutti i credenti nel mondo contemporaneamente. E’ come avere milioni di Gesù in simultanea. L’unico limite è il capire e vivere questa verità nella vita di tutti i giorni.

Spesso quando qualcuno ha una malattia o una necessità, si ottiene un “Pregherò per te”. Gesù non rimandava a un tempo futuro, agiva subito: preghiera, tocco e guarigione.

La religione moderna ci ha allontanati dallo Spirito Santo e dalla preghiera vera (cioè dalla comunicazione costante con Dio) dandoci preghiere impotenti, imparate a memoria.

Molly Bruno (la donna che è ispirato il film War room) pregava in ogni situazione e senza timore, chiedeva a chiunque era con lei di unirsi e pregare Dio di intervenire.

Anche per Gesù ogni occasione era buona per pregare e agire.

In questo versetto vediamo 5 livelli di espansione della chiesa

1- “Riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi”. Dobbiamo avere la potenza che era su Gesù, solo così potremo essere testimoni. E ciò avviene fermandoci e pregando lo Spirito, e aspettandolo. Questa frase ci fa anche capire che Gesù ci vede come un “voi”, un insieme di credenti che insieme cresce spiritualmente alla ricerca della “potenza”. Dobbiamo curarci l’uno con l’altro, e spronarci l’uno con l’altro. Nota che qui sta parlando di piccolissimi gruppi, anche di 3-4 persone come Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni.

2- “mi sarete testimoni in Gerusalemme”. Non bisogna partire per andare dall’altra parte del mondo (almeno non subito), e non ci si deve nemmeno nascondere. Con la potenza dello Spirito dobbiamo testimoniare ognuno nella propria Gerusalemme (città dove si vive), senza farci distrarre dalle attività di chiesa, dal lavoro o altre cose. Questo è ciò che Gesù faceva con e tramite i 12.

3- “in tutta la Giudea”. Questo è un passo più impegnativo: testimoniare in tutta la propria regione. Si può fare solo insieme alla chiesa locale. Quindi bisogna impegnarsi come chiesa a raggiungere la propria regione. Non facendosi distrarre da attività, ma agendo nella pianificazione pratica di cellule, case di pace, visite, etc…Questo, Gesù l’ha concretizzato inviando i 70 a due a due (Luca 10), e riempiendo i 120 con lo Spirito Santo a Pentecoste (v.15).

4- “in Samaria”. Questo significa andare in una regione diversa dalla propria di origine. Ciò è più difficile in quanto si può venire considerati stranieri, lontani, non degni di fiducia. Come in tutti gli altri passi, abbiamo bisogno dello Spirito Santo. In realtà essere stranieri potrebbe anche attirare le persone del posto e aprirci una porta per l’Evangelo. L’importante è non perdere decenni nello stesso luogo, ma impegnarsi per un periodo di 2-3 anni per addestrare una leadership locale. Ovviamente anche questo 4° passo va fatto come chiesa locale, ma anche in collaborazione con altre chiese. Gesù l’ha attuato andando effettivamente in Samaria e preparando le popolazioni locali per quando poi sarebbe arrivato Filippo (Atti 8). Infatti questo passo all’inizio potrebbe essere solo preparativo, senza vedere grandi risultati, almeno se si lavora da soli, come ha fatto Gesù, non essendo aiutato dai propri discepoli (anzi, anche leggermente osteggiato). Filippo invece con l’aiuto di Pietro e Giovanni riuscirà a fare un lavoro completo. Questo discorso fu valido anche con Tiro e Sidone ed è valido oggi se vogliamo portare il Vangelo in altre regioni e altre culture vicine.

5- “fino alle estremità della terra”. La visione che ci ha dato Gesù raggiunge tutto il mondo. Questo grande passo può essere realizzato attraverso la preghiera personale e comunitaria, inviando fondi per sovvenzionare missionari (che devono essere mandati almeno in coppia, ma anche 4-5 insieme con differenti doni, come faceva l’apostolo Paolo), e inviando noi stessi dei missionari, anche solo per brevi periodi, sempre per sfruttare il “fascino dello straniero”.

v.11 Il messaggio dell’angelo spronò i discepoli a non rimanere imbambolati, ma ad adempiere il mandato di Gesù. Questo versetto inoltre parla anche a noi oggi, facendoci staccare da un cristianesimo dormiente, asettico, o sedentario, per risvegliarci ad agire nella potenza dello Spirito, fino al giorno della seconda venuta di Cristo. Non dobbiamo fermarci a guardare il cielo, ma dobbiamo “andare”.

v.14 La pentecoste non è un evento concluso 2.000 anni fa, ma vivo ancora oggi in coloro che perseverano concordi nella preghiera. Bisogna avere ben chiaro il mandato che abbiamo ricevuto, e lo Spirito di cui abbiamo bisogno, perché i pericoli e gli attacchi non sono diminuiti rispetto a 2.000 anni fa, semmai aumentati.

v.15 Non dobbiamo farci ingannare dal vedere solo Giovanni e alcune donne ai piedi della croce. I discepoli di Gesù non erano solo 12. Dopo i 3 anni di ministero Gesù aveva 120 discepoli, ma questi ancora non avevano capito che il Regno d’Israele non sarebbe ricominciato con la prima venuta del Cristo e quindi alla crocifissione gli era crollato il mondo addosso. Poi però nei 40 giorni dopo la Risurrezione, Gesù li ristabilisce e gli spiega che è andato tutto secondo i piani, e così continuerà ad essere.

v.21-22 (apòstolos=messaggero, inviato, delegato, rappresentante, ambasciatore del Vangelo). L’impressione che da la Parola in molti brani (per esempio Matteo 10:1-3) è che per diventare apostoli bisogna essere discepoli (1), poter cacciare spiriti maligni (2), poter guarire da qualunque malattia tramite l’imposizione delle mani (3), e essere stati inviati nel mondo a due a due (4).

Il riferimento in Atti 1:21-22 al fatto che per essere apostolo, la persona dovesse essere un testimone oculare degli avvenimenti della vita di Cristo a partire dal battesimo fino all’Ascensione, era valido solo per trovare il sostituto di Giuda “testimone con noi della risurrezione”, affinché rimanesse il numero simbolico di 12 testimoni e non 13 (altrimenti avrebbero eletto anche Giuseppe detto Barsabba, che comunque aveva tutti i requisiti). Invece bisognava richiamare il numero simbolico “12” molto significativo, ed essere in numeri pari perchè si andava due a due, infatti così inviavano sia Gesù che lo Spirito Santo nei seguenti brani, ma ci sono anche altre occasioni, Matteo 18:19-20, 21:1, Marco 6:7, Marco 16:12, Luca 5:2, 7:19, 10:1, 24:4, Atti 3:1, Apocalisse 11:3.

Però non sta scritto che per essere apostoli bisognasse SEMPRE essere stati testimoni oculari (questa regola non biblica è stata inventata da alcuni teologi moderni disattenti). Esso era un requisito richiesto da Pietro solo per questo caso specifico citandolo come adempimento esplicito del salmo 109, e non dallo Spirito Santo per essere sempre valido, infatti non valse in seguito per Paolo, Barnaba in Atti 14:14, Giacomo fratello del Signore in Galati 1:19, Andronico e Giunia in Romani 16:7, ed altri. Qui il brano è descrittivo, non prescrittivo, e descrive il bisogno di non ridurre il numero dei “sommi apostoli” già a pochi giorni dalla nascita del cristianesimo, ma non sta dicendo che per diventare apostoli “semplici” (cioè inviati in nome di Gesù) bisognasse aver visto Gesù con i propri occhi anche oggi! Per cui il titolo di apostolo ha tutto il diritto di esistere ed essere utilizzato anche oggi, se sussistono i 4 requisiti di Matteo 10:1-3 citati in precedenza.

v.26 Questo versetto non vuole insegnare a credere che per capire la volontà di Dio si debba tirare a sorte. Anche se questo metodo è stato usato in questa occasione da Pietro e gli altri (oltre che nell’Antico Testamento con l’Urim e il Tummim, vedi Numeri 27:21), noi abbiamo la Parola di Dio e lo Spirito Santo (ma anche la fratellanza) come testimoni della volontà di Dio.

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