Atti – Capitolo 17

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v.2-3 Con gli ebrei che conoscevano le Scritture, Paolo parte a presentare Gesù proprio dalle Scritture. Infatti esse profetizzavano di Lui, della Sua venuta, sofferenza, morte e risurrezione.

v.11 I Giudei di Berea erano “di sentimenti più nobili” perché non ricercavano una religione o dei dogmi, ma ricercavano la verità. Le Scritture presentano la Verità, cioè Cristo, e loro erano disposti a mettere da parte ogni ragionamento umano pur di giungere alla Verità di Dio, anche se significava andare contro ciò che gli era sempre stato insegnato. Il nostro termine di misurazione della verità, è sempre la Scrittura!

v.16-21 Caratteristica degli Ateniesi era il passare il tempo a dire e ascoltare novità. Paolo aveva capito questo e “discorreva” spesso e volentieri predicando il Vangelo di Cristo. La società di oggi è diversa, qui raramente si discorre volentieri con degli estranei, ancora meno se riguarda la “religione”. Probabilmente oggi è più efficace stringere legami di amicizia con persone del nostro stesso club, con genitori dei compagni di scuola dei nostri figli, o con nostri compagni di studi, con i colleghi di lavoro, persone iscritte alla nostra stessa palestra, e così via. Oggi sembra più facile evangelizzare persone che si conoscono già e con cui si condivide qualche legame o un percorso. Paolo aveva analizzato le persone che puntava ad evangelizzare, e aveva capito che “erano estremamente religiose” (v.22) e dedite a parlare di “novità”. Scoprì anche che con loro non era efficace parlare di risurrezione. Sicuramente un argomento fondamentale del cristianesimo, ma se chiude la conversazione, allora è bene non citarlo all’inizio. Se vogliamo essere efficaci, dobbiamo cercare i punti in comune e svilupparli per spiegare il Vangelo. Questo non vuol dire “edulcorare” il messaggio, ma invece tenere i fili del discorso e sviluppare un percorso che possa essere chiaro all’ascoltatore, ponendo facili passi di sviluppo e di crescita verso la piena comprensione del messaggio del Vangelo, piena comprensione che invece richiede molto tempo ed esperienza.

v.23 Paolo aveva cercato e trovato il punto di contatto (in questo versetto come anche al v.28). Sapeva benissimo che per trasmettere il messaggio del Vangelo a degli estranei, serviva la chiave di volta, il punto in comune che potesse fare breccia: aveva percepito l’interesse per il “Dio sconosciuto”. Così noi per raggiungere i nostri concittadini, dobbiamo trovare il punto di contatto.

v.25 Non dobbiamo lodare e adorare Dio sennò Lui si sente solo e abbandonato, ma per ringraziarLo di averci dato “la vita, il respiro e ogni cosa”. Dio non ha bisogno di servitori che svolgano dei servizi, ma di figli ubbidienti che agiscano sotto il Suo comando e guidati dal Suo Spirito.

v.30 Come Giovanni Battista, Gesù e Pietro, anche Paolo ci conferma la necessità del “ravvedimento”. Non c’è vero cristiano senza ravvedimento.

v.32-34 Anche se l’argomento della resurrezione aveva creato una rottura nell’evangelizzazione degli Ateniesi, ciò nonostante c’era state diverse conversioni. Credo che quello che non ci è chiaro a noi credenti che evangelizziamo oggi, non è tanto come portare anime alla fede, ma come mostrare la necessità di fare passi nel cammino di fede. Tanti si definiscono cristiani (senza capire completamente cosa significhi), ma pochissimi sono nel percorso di fede quotidiano con Dio. Invitare persone a gruppi di studio biblico o di preghiera, a concerti evangelistici o altro, probabilmente potrebbe consentire il progresso nella fede a coloro che sono “simpatizzanti” o semplici “religiosi”.

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