Atti – Capitolo 6

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v.1-4 In questo brano viene istituito l’incarico del “diaconato” (diakonos= servitore, dal greco “servizio”, equivalente al vocabolo “ministero” che però proviene dal latino). Da questo momento gli apostoli chiariscono che per quanto il servizio verso le persone disagiate e l’occuparsi della loro alimentazione sia importante, è più importante che loro si occupino della preghiera (ascolto e comunicazione con Dio, per ricevere rivelazioni e insegnamenti) e del ministero (diakonìa) della parola. Non è un voler creare delle gerarchie inutili, ma un chiarire che si può servire bene solo quando si è concentrati in un unico servizio, e che la loro chiamata è quella del “servizio della Parola”, quindi per sopperire al “servizio delle mense” bisognava trovare altre persone ripiene dello Spirito Santo e che avessero una buona testimonianza (questi due requisiti erano fondamentali, per approfondire tutti i requisiti, leggere 1 Timoteo 3:8-13).

Molto interessante notare che la nomina dei diaconi non era scelta da apostoli o “uomini di Dio” o pastori, ma dai “fratelli” (normali credenti).

v.1 Sta scritto “Moltiplicandosi il numero dei discepoli…”, molto probabilmente a questo punto la chiesa di Gerusalemme conta tra i 10.000 e i 20.000 credenti in Gesù. Un numero notevole, considerando che a questo punto è stata fondata da meno di 10 anni, forse 5.

Ellenisti erano quei Giudei che erano nati o avevano vissuto per lungo tempo fuori dalla terra d’Israele, per cui parlavano maggiormente il greco, e culturalmente avevano un pensiero più internazionale e meno legato agli usi locali, pertanto spesso visti con disprezzo dagli Ebrei. Sia gli Ellenisti che gli Ebrei citati in questo brano erano credenti in Gesù come Messia. Qui gli Ellenisti si lamentavano che le loro vedove (mamme, zie, sorelle) erano trascurate nell’assistenza quotidiana. Ciò era dovuto probabilmente per le difficoltà di comunicazione e di provenienza culturale, visto che venivano da fuori.

v.5 Di questi conosciamo solo Stefano (6:8-7:60) e Filippo (8:4-40).

v.8 A quanto pare i segni e prodigi erano un segno distintivo anche dei semplici “diaconi” come Stefano e Filippo (8:6,7,13).

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