Giovanni – Capitolo 10

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v.1-39 Questo brano è il seguito del capitolo precedente. Qui Gesù afferma di essere il Buon pastore che le pecore (i credenti) devono seguire, mentre sacerdoti e farisei sono ladri o briganti, che distolgono il popolo dai Suoi insegnamenti. Anche oggi i religiosi possono essere di ostacolo alle persone che vogliono conoscere Dio.

v.3 Il portinaio (cioè chi cura le pecore, da da mangiare, quindi i responsabili di chiesa che hanno vero timore di Dio e si fanno utilizzare da Dio come benedizione delle pecore) apre la porta per mettere in comunicazione le pecore con il Buon Pastore. Nessun pastore, sacerdote, profeta, o altro leader religioso, dovrebbe mai puntare l’attenzione su di sé, o far dipendere la crescita delle pecore da sé stesso. Ogni leader religioso deve agevolare e addestrare le pecore a mettersi in collegamento con il Buon Pastore.

v. 4 (anche 27) Se non LO ascolti, non sei una SUA pecora, e quindi lo sei di qualcun’altro.

v.9 Gesù non solo è il Buon Pastore, ma è anche la porta. Questa doppia definizione, accentra ancora di più il fulcro di attenzione su di Lui. Non ci sono uomini morti o viventi, santi o capi, donne, giovani o anziani, che hanno ruolo decisivo sulla salvezza delle persone dall’inferno, all’infuori di Dio. Tutti quanto possiamo svolgere ruoli anche importanti, ma mai fondamentali, in quanto il fondamento è Cristo, e non c’è nessun altro.

v.10 Il vero ladro è il nemico delle anime nostre. Tutti i ladri e briganti (religiosi, sette e istituzioni umane) sono il tentativo del diavolo di mettere una bella facciata ad i suoi terribili progetti sulle vite delle persone. Non tutte le religioni sono obbligatoriamente sbagliate, ma all’atto pratico sono sforzi umani per addestrare le persone su ciò che Dio vuole. Invece ogni leader dovrebbe ammaestrare le persone nella preghiera, nella comunione fraterna e nella lettura della Parola di Dio. E’ solo in essa che troviamo quello che Dio vuole per il singolo e per il mondo intero.

Uno degli scopi di Gesù per te, è che tu abbia una vita abbondante. Che tu viva quotidianamente speranza, gioia, pace e la giustizia di Dio (vedi il regno di Dio tramite lo Spirito Santo in noi, Romani 14:17). Tutto questo lo puoi sperimentare anche in mezzo ai problemi, alle sofferenze e ai lutti. Se invece vivi da sconfitto, o ti senti depresso, o a pezzi, sappi che puoi ricevere la speranza e la vita abbondante di Gesù, tramite lo Spirito Santo. Inginocchiati e prega, quotidianamente e vedrai la mano di Dio operare.

v.11 La volontà di Gesù, oltre che darci vita abbondante, è di salvarci dalla condanna. Per poterci salvare, il Buon Pastore doveva dare la Sua vita. Questo è lo “scambio divino”, noi riceviamo un premio per meriti che non ci appartengono. Noi veniamo liberati senza aver fatto nulla per ottenere liberazione. Infatti Cristo ha preso su di sé la nostra morte per darci la vita, ed ha preso su di sé le nostre catene per darci libertà. Il nostro compito è ricordarci sempre di questo scambio immeritato, ringraziare sempre, e pubblicizzarlo con gli altri.

v.12-13 I mercenari sono quei responsabili religiosi e quei credenti, che finchè tutto va bene, si comportano come fratelli e ti fanno credere di poter contare su di loro. Poi quando hai il nemico che ti attacca, o problemi di salute, o difficoltà di altro genere, invece di confortarti o proteggerti, scappano a gambe levate. Guarda bene di circondarti di persone che seguano Cristo, in sincerità. Ama il prossimo e sii disponibile ai bisogni degli altri, e vedrai che ti acquisterai persone che ti ameranno e ti aiuteranno quando sarai tu ad avere bisogno. Sappiamo benissimo che non tutti rispondono all’amore con altrettanto amore, ma la legge del Signore ci costringe ad amare (Matteo 22:39 e paralleli), inoltre dobbiamo fare agli altri ciò che vorremmo ricevere noi da loro (Luca 6:31), per cui se vogliamo amore, dobbiamo dare amore per primi. Se vogliamo vicinanza, dobbiamo offrire vicinanza. Se vogliamo aiuto, deve essere chiaro a tutti che possono contare su di noi quando loro sono nel bisogno (e deve essere così).

v.14-15 Conoscere non in senso di sapere che qualcuno esiste. Ma conoscere nel senso di avere un rapporto diretto e personale con Gesù. Il cristianesimo non è un attività del fine settimana. Non è qualcosa da tenere per sé, ma è un rapporto di amore. Dio che per amore nostro dà la Sua vita, e richiede da noi lo stesso amore appassionato. Il cristianesimo e il Regno di Dio non sono per i codardi o i fragili, ma sono per i violenti (Matteo 11:12), per coloro che nonostante le difficoltà, lo prendono “a forza” (Luca 16:16).

v.16 Gesù sta parlando a credenti e non credenti del popolo di Israele, facendo un accenno profetico al fatto (per loro rivoluzionario) che il messaggio di Dio sarebbe arrivato ai gentili (i non ebrei). Dio non vuole fare due popoli, differenziando tra ebrei e gentili, ma vuole un solo gregge, come Lui è un solo Pastore.

v.17-18 Doppia affermazione riguardo la Sua Risurrezione. In entrambe le affermazioni, dichiara che sarà Lui stesso a deporre la propria vita, e che poi la riprende da sé. Infatti aveva il potere di non farsi uccidere. E comunque Gesù è più forte della morte.

v.22 La festa della dedicazione (Hanukkah) non è fra le feste istituite da Dio nell’Antico Testamento, è una delle due feste aggiunte dal popolo ebraico. Nello specifico Hanukkah, o festa delle luci, è stata istituita per ricordare la ridedicazione del tempio e la liberazione del popolo di Israele dagli oppressori Seleucidi (uno dei 4 regni che nacquero dall’impero di Alessandro Magno, dopo la sua morte), dopo che questi dissacrarono il tempio e cercarono di abolire la fede ebraica. Questa festa si tiene ogni anno nei giorni intorno al natale.

v.23 La presenza di Gesù nel tempio durante la festa di Hanukkah, fa capire che Gesù “festeggiò”, o comunque rispettò, anche questa festa.

V.24-26 Gli increduli chiedono sempre segni, ma la loro stessa incredulità li rende ciechi.

Nuovamente Gesù dichiara di essere il Messia, e di essere Figlio di Dio, della stessa sostanza di Dio il Padre. Le opere che fa in “nome del Padre”, sono opere “da Dio”. Gesù compiendole dimostra di essere Dio. Inoltre nella cultura ebraica, compiere le opere (qui opere nel testo originale greco è “erga”, cioè “lavoro, etc…”) del padre, vuol dire lavorare nell’azienda del Padre come legittimo erede: Gesù sta dicendo di essere Dio e di lavorare nell’azienda di Dio il Padre.

v.27 Conoscere Gesù, vedi commento ai versetti 14-15.

v.30 Altra dichiarazione riguardo la divinità di Gesù. Fosse stato solo un uomo, i Suoi ascoltatori avrebbero avuto ragione del prendere le pietre per lapidarLo, ma invece avevano torto (v.31, 33).

v.34-36 Citazione del Salmo 83:6. L’uomo vuole sminuire Gesù, non ascoltare i Suoi insegnamenti, non ubbidire alle Sue leggi. Gesù invece vuole fare l’opposto: se ricevi con gioia la parola di Dio, e vivi per essa, Dio ti eleva a rango di “dio”, ti fa diventare Suo figlio, erede del Padre e coerede di Cristo (Romani 8:17). La discriminante fondamentale per essere figli, è comportarsi da figli, e vivere per “l’azienda” del Padre.

v.37-38 Per la cultura ebraica, caratteristica dei figli è lavorare con e per il loro padre, per portare avanti e benedire l’azienda e la famiglia. Gesù pone questa discriminante a favore della Sua divinità, il fatto che Lui lavora, guarisce e salva per portare avanti e benedire l’opera del Padre. Anche noi se vogliamo essere salvati ed essere veri figli di Dio, dobbiamo compiere le opere che vuole il Padre, quelle che il Padre ha precedentemente preparato (Efesini 2:10), non dobbiamo compiere le “nostre” buone opere, ma concentrarci su quelle del Padre.

v.39 Per l’ennesima volta non è esplicitamente scritto, ma è chiaro che Gesù è sfuggito miracolosamente a un tentativo di arrestarlo o ucciderlo. Era ovvio che la folla era numerosa e più forte di Lui e avrebbero potuto fargli qualsiasi cosa, ma Gesù miracolosamente “sfuggì loro dalle mani”.

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