Giovanni – Capitolo 11

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Per approfondire il tema del miracolo della risurrezione nel Nuovo Testamento, potrebbe essere utile ed interessante fare un parallelo con altre risurrezioni operate da Gesù o dai discepoli per capire la potenza, la fede e la sicurezza dell’opera di Dio che si ha quando si ascolta lo Spirito Santo costantemente e si viene avvisati in anticipo riguardo le opere miracolose da compiere. I miracoli, come le guarigioni, non si improvvisano, ma quando un uomo o una donna di Dio è all’ascolto dello Spirito, acquisisce una certezza soprannaturale.

Risurrezione del figlio della vedova di Nain in Luca 7:13-16, della figlia di Iairo in Luca 8:55, di Lazzaro in questo capitolo, ma anche altre numerose risurrezioni avvenute alla morte di Gesù in Matteo 27:52-53, Gesù stesso, poi la risurrezione operate da Pietro su Tabita in Atti 9 e da Paolo su Eutico in Atti 20.

v.1-46 Leggendo questo brano con grande attenzione, si capiscono alcuni concetti molto importanti.

Uno di questi è la profonda rivelazione dello Spirito Santo che aveva Gesù. Già al v.4, come ai v. 11, 13, 14, sapeva benissimo come tutta la storia sarebbe andata a finire: sapeva sin dal principio che Lazzaro sarebbe morto e che Lui lo avrebbe risuscitato, forse anche prima di sapere che era malato, o comunque lo sapeva al momento del v.4, quindi minimo 4 giorni prima di quando poi la risurrezione avvenne. Quando hai la rivelazione di Dio, le cose intorno non possono sorprenderti, perché la tua vita non è più in balìa degli eventi terreni, ma al sicuro fra gli eventi spirituali e i tempi di Dio. Non ci vuole coraggio per dire a un morto di venire da te, specialmente con una folla che ascolta, ma ci vuole la certezza che viene da Dio che il miracolo avviene. Certezza che viene solo quando Dio stesso ti ha confermato che la cosa avviene, per cui potrebbe essere meglio definita come “sintonia” o “sinergia” con lo Spirito Santo.

In questo brano troviamo anche la profonda umanità e carnalità degli esseri umani che non aprono le loro orecchie alla rivelazione dello Spirito. Sia Marta e Maria, sia i giudei, ma anche gli stessi apostoli, sembrano non avere alcun discernimento e traballare da una parte all’altra. Ciò è particolarmente evidente guardando l’enorme forza, tranquillità e sicurezza che è presente nella figura di Gesù. Ovviamente è proprio questa mancanza di discernimento e di rivelazione che fa traballare queste persone. Tommaso è pronto ad andare a morire per Gesù, Marta e Maria credono alla risurrezione, ma intendono solo quella spirituale negli ultimi tempi (v.24) e non vedono quella fisica in arrivo. Si fa presto a definirsi cristiani, poi però se non si è pronti ad ascoltare la voce dello Spirito, è come non esserlo. E’ così vera questa importanza, al punto che Gesù pianse e fremette nello Spirito a causa di questa mancanza di fede, di ascolto dello Spirito, e a causa di questa carnalità. Leggendo con attenzione i versetti 37 e 38, vediamo proprio il fremere di Gesù collegato alla rassegnazione della carnalità umana di coloro che dicono “non poteva far sì che questi non morisse?”. Gesù freme quando le persone reputano una guarigione un semplice fare del bene a qualcuno, mentre non capiscono il desiderio di liberazione e guarigione del Creatore che ha fatto “ogni cosa buona” e non capiscono i tempi dello Spirito, che opera sempre in tempo e mai in ritardo.

Bisogna anche tenere presente che “il Signore, DIO, non fa nulla senza rivelare (galah, scoperchiare, rimuovere, scoprire, spesso collegato al denudare, “non scoprirai le nudità…”, ci parla di intimità, di qualcosa di personale) il suo segreto (sod, consiglio, assemblea, conversazione familiare, segreto, intimità, circolo familiare appartato) ai suoi servi, i profeti (navì, portavoce, relatore, portavoce di Dio, profeta).” (Amos 3:7). Si può tradurre altrimenti “Dio non agisce senza rendere chiari i suoi piani segreti a coloro che hanno un rapporto intimo e personale con Lui e sono Suoi portavoci in questo mondo”. Profeta è un portavoce del messaggio di Dio, qualcuno che proferisce il messaggio rivelato da Dio. Dio vuole agire comunicando anticipatamente la Sua azione a chi ha un rapporto intimo con Lui. Dio freme quando non c’è nessuno che vuole essere informato e avvisato riguardo la Sua opera. Dio si rattrista quando nessuno cerca il Suo cuore e la Sua volontà. “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi” (Giacomo 4:8). “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.” (Apocalisse 3:20).

Non tutte le brutte cose, sono tragedie. A volte una brutta cosa può essere “per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato”. Ancora una volta, ascoltando lo Spirito Santo, potremmo venire a sapere che Lui da quella brutta cosa potrebbe tirare fuori un grande miracolo.

Infine vediamo che a noi spetta il naturale (slegare il “Lazzaro” risuscitato), a Dio il soprannaturale (il miracolo della Risurrezione). A noi il possibile, a Dio l’impossibile. Dobbiamo imparare ad essere possibilisti riguardo l’opera di Dio. Poi dobbiamo imparare ad ascoltare la voce di Dio.

v.25 Forma enfatica. Letteralmente “Sono proprio io la Risurrezione e la vita, e non c’è altra risurrezione e nessun altro da vita!”.

v.44 Risurrezione di Lazzaro,  7° segno miracoloso raccontato in Giovanni.

v.48 I capi dei sacerdoti e i farisei erano molto preoccupati della situazione. Temevano che a causa di Gesù non avrebbero avuto più discepoli o adepti, e che i romani per evitare una rivolta sarebbero venuti ad annientare il popolo di Israele. Il loro comportamento richiama molto quello di tanti credenti che sono più preoccupati per gli eventi terreni che per quelli spirituali. Inoltre questo comportamento è classico di coloro che si danno da fare tramite sforzi umani, e non ascoltano la voce dello Spirito, e non operano mediante la potenza dello Spirito. Le nostre buone intenzioni e la nostra buona religione, non stupiscono Dio, e non muovono la Sua mano!

v.50 Il sommo sacerdote profetizzò involontariamente (v.51), anticipando che Cristo sarebbe morto per la salvezza e la vita del popolo.

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