Giovanni – Capitolo 13

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v.1 Gesù sapeva in anticipo come sarebbe morto e quando sarebbe morto. Probabilmente non conosceva nè l’ora e nè il giorno esatto, ma lo Spirito gli aveva rivelato il tempo, e probabilmente il come.

v.13-15 Gesù il Signore, è stato in terra come servitore, non perché Lui fosse un servitore, ma per insegnare a noi “veri” servitori, come comportarci. Lui è il nostro esempio. Lui che per primo non doveva servire l’uomo.

v.15-17 Siamo esortati più volte a fare come ha fatto Gesù, e il risultato sarà l’essere “beati” se diventiamo servitori dei nostri fratelli. Cioè saremo felici se serviamo i nostri fratelli.

v.18 Adempimento della profezia contenuta nel Salmo 41:9 riferita appunto a Giuda Iscariota come “amico che tradisce” e a Gesù come Dio che dichiara che verrà tradito.

v.19 “…voi crediate che io sono”, letteralmente dal testo originale “…voi crediate che sono proprio io (il Messia profetizzato nelle Scritture)”. Uno dei requisiti per la salvezza di chi crede in Cristo, era proprio che il Cristo fosse tradito da un amico, e qui Gesù dichiara esplicitamente di essere Lui il Messia promesso.

v.34 Gesù era con il Padre nel dare i 10 comandamenti, che possono essere riassunti nei due comandamenti “ama il Signore Dio tuo…” e “ama il tuo prossimo come te stesso”. Qui troviamo un altro “nuovo” comandamento, ma in realtà sia nei 10 comandamenti, sia nei “due comandamenti”, e pure qui, il messaggio è sempre l’amore. La novità è anche qui l’esempio (in questo caso esempio di amore), come nei versetti 13-15 (dove era esempio di servizio). Dio non ci ordina di amare, se non è Lui per primo ad amare. E’ sbagliato pensare che non possiamo imitare Gesù perché era Dio. In realtà proprio perché era Dio, ci ha dato l’esempio più grande del mondo, amando e servendo, proprio Lui che è l’unico così grande e meraviglioso da meritare di essere amato e servito senza avere l’obbligo di contraccambiare. Anzi, non ci ha contraccambiati, ma ci ha amati per primo mentre noi eravamo nemici (Romani 5:10)!

v.35 L’amore è il segno distintivo di chi è un vero cristiano. Non è l’adesione a una dottrina, o la partecipazione agli incontri di una chiesa. Non è neanche l’essere delle brave persone. Il segno distintivo è solo l’amore, le altre cose sono importanti, ma non sono prioritarie. Quando vogliamo evangelizzare, o adempiere il mandato di Gesù di fare discepoli, o anche solo vedere le nostre chiese prosperare, dobbiamo ricordarci che il mondo ci riconoscerà da questo amore.

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