Giovanni – Capitolo 15

clicca qui per andare al capitolo 14

In questo capitolo una delle parole chiavi è “frutto”, ricorre 7 volte. Ma oltre al frutto, si parla continuamente del chiedere nel nome di Gesù, domandare e fare. Chi crede che una volta salvato non debba fare più niente, si sbaglia di grosso. Dobbiamo portare frutto, è lo scopo della nostra vita e della nostra salvezza. In più è la “dimostrazione” della nostra salvezza, in quanto un tralcio se è attaccato alla vite (Cristo) porta frutto per merito della vite, se non è attaccato alla vite allora non porterà frutto e sarà gettato nel fuoco (inferno, v.6). La salvezza è per grazia (Efesini 2:8-9), ma le opere sono la dimostrazione esteriore dell’aver compreso di non poter vivere per noi stessi, ma per “compiere le buone opere che Dio ha preparato” (Efesini 2:10). Altro tema fondamentale è l’amore, verso Cristo e verso gli altri, ma più che un tema fondamentale del capitolo, è un tema fondamentale del messaggio di Cristo nella Bibbia e fuori dalla Bibbia.

v.1 In questa parabola, vediamo che siamo raffigurati come i tralci che devono rimanere attaccati alla vite (Cristo) per vivere e per portare frutto. Il Padre è il vignaiolo e l’unico modo per entrare in contatto positivo con Lui è tramite la vite (Cristo).

v.2 Il Padre fa un lavoro di pulizia su tutti i tralci. Quelli che non portano frutto verranno tagliati e gettati nel fuoco (l’inferno, v.6). Quelli che portano frutto, poco o tanto, verranno potati affinché ne portino di più. Nessuno scampa al controllo del Padre d’amore, ma se siamo figli, il Padre d’amore non ci taglia via, ma ci pota per il nostro bene, affinché possiamo adempiere al meglio lo scopo del portare frutto (v.8 “molto frutto” per essere veri discepoli di Gesù).

v.4 “Dimorate in me e io dimorerò in voi” è espressione della richiesta di Gesù di avere comunione costante con Lui, di non staccarci da Lui per nulla al mondo, proprio come un tralcio deve rimanere attaccato alla vite altrimenti muore. Il testo originale in greco dice letteralmente “Rimanete in me e io in voi proprio come il tralcio non può da sé…”. E’ un appello spassionato per farci comprendere che senza di Lui muoriamo.

v.5 Può sembrare esagerato dire che senza di Lui non possiamo fare nulla, ma è un dato di fatto che noi siamo stati creati per portare frutto alla gloria di Dio, e senza di Gesù non possiamo riuscire e la nostra vita non ha senso. Con le nostre capacità potremo forse toglierci delle piccole soddisfazioni terrene e momentanee, ma per accendere il fuoco dello Spirito Santo in questo mondo, portare Luce in queste tenebre e benedire le nostre famiglie, possiamo farlo solo in Gesù e con Lui.

v.6 Per approfondire il fuoco, leggere introduzione al capitolo.

v.7 Dimorare in Gesù per chiedere e ottenere tutto quello che vogliamo, è sinonimo di chiedere “nel nome di Gesù” (leggere commento a Marco 9:39-40). Gesù ci ha garantito che otterremo il 100% di esaudimento quando chiederemo le stesse cose che chiederebbe Lui (e possiamo conoscere quali siano queste cose, solo essendo riempiti dello Spirito Santo e dimorando in Cristo, cioè facendo nostri i Suoi pensieri e desideri). Comunque possiamo anche fare richieste al di fuori della volontà di Dio, ma su questo genere di richieste non abbiamo lo stesso 100% di esaudimento (per approfondire vedi Parabola del giudice iniquo, e il ruolo delle “suppliche in Efesini 6:18, e in altri brani).

RIGUARDARE v.8 C’è un forte collegamento tra il chiedere e il portare frutto: se non chiediamo la gloria di Dio e le Sue meraviglie, noi non portiamo frutto e le tenebre trionfano. Il nostro compito è quindi di pregare in accordo con la volontà di Gesù, chiedendo che Dio operi mentre noi dimoriamo in Lui. Il risultato di una situazione di questo genere è il nostro far fruttare la gloria di Dio nel nostro mondo, la concretizzazione dell’essere discepoli di Gesù.

v.9-10 Per approfondire vedi commento a 14:15.

v.12 Per approfondire vedi commento a 13:34.

v.15 Per Gesù siamo tante cose contemporaneamente. Non deve mandarci in confusione questa molteplice realtà, ma siamo contemporaneamente schiavi, amici, fratelli, figli, sudditi, sacerdoti, re, eredi, ambasciatori, etc…Non sarebbe possibile qui approfondire tutti gli aspetti, ma ci limitiamo a trattare i due termini trattati in questo versetto. Siamo schiavi e servi in quanto dobbiamo ubbidire al nostro Signore e Capo, eseguendo le Sue direttive anche quando non le capiamo. Ma Lui vuole che le capiamo! Per cui quando io e te non capiamo le vie dello Spirito, o facciamo fatica a vedere la Luce di Dio nelle tenebre, la “colpa” è nostra che non siamo sintonizzati sulla “frequenza” dello Spirito per captare i messaggi trasmessi dal nostro “Amico”.

v.16 Siamo stati costuiti e stabiliti per portare frutto permanente. Frutto dello Spirito. E’ questo lo scopo della nostra chiamata e della nostra vita! Ancora una volta il frutto è legato al chiedere al Padre, nel nome di Gesù (vedere anche commento al v. 7).

v.17 Come al versetto 12, per approfondire vedi commento a 13:34.

v.18-21 Gesù ci ha preannunciato la persecuzione. Dobbiamo essere sempre pronti a qualsiasi tipologia di persecuzione, anche a perdere la vita per il Suo nome, se necessario. E’ triste che in occidente la Chiesa sia intorpidita e non si renda conto quanto stima poco Gesù, e quanto poco è disposta a fare per Lui.

v.22-25 Gesù spiega che finché Lui non è venuto sulla terra, le persone potevano avere delle scusanti per non accettare il messaggio di Dio. Ma ora che è venuto, Lui fa da Luce nelle tenebre, e la Sua presenza mette in luce chi preferisce le tenebre (Giovanni 1).

v.26 In questo versetto lo Spirito Santo è presentato come consolatore e “Spirito della verità”. Questi sono due aspetti molto importanti, caratteristici della terza persona della Trinità: consolarci in qualsiasi situazione ci troviamo, e guidarci nella verità senza farci cadere nella menzogna.

Per approfondire gli scopi dello Spirito Santo, leggere commento a 14:26.

clicca qui per andare al capitolo 16