Giovanni – Capitolo 17

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v.2-3 Gesù da la vita eterna, è questo il Suo compito, non del Padre o dello Spirito Santo, ma di Gesù. La vita eterna è “conoscere” (avere un rapporto intimo e d’amore con) Dio.

Il Figlio è Dio. Ma venendo in carne e prendendo le sembianze di Gesù Cristo (il Messia promesso) ha fermato alcuni aspetti della Sua deità e della Sua gloria, che non era compatibile con la nostra umanità e il nostro peccato: saremmo morti tutti nel vedere con gli occhi umani, la gloria che Cristo aveva prima della fondazione del mondo (v.5). Il Figlio è venuto in terra, tra gli altri significati e azioni, come fosse un postino che recapita un messaggio d’amore.

v.5 Il Figlio, il Logos, non solo era preesistente, ma aveva anche una gloria grandissima già prima della fondazione del mondo. Venendo in terra ha dovuto deporre la gloria e prendere forma di servo (Filippesi 2:5-11).

v.8 Come ribadito più volte, Gesù non fece discorsi che partivano dalla Sua intelligenza, ma (Lui vera Parola di Dio) riportava il pensiero e le parole del Padre. Chiunque vede una discordanza tra il Padre e il Figlio, o preferisce l’Uno o l’Altro, non ha capito niente: Loro sono “Uno”, sempre in armonia, pieno accordo, incomprensibile per la mente umana. Il Padre, il Figlio e lo Spirito, l’Uno pensa, il Secondo dice, e il Terzo agisce (spiegazione molto riduttiva, solo per aiutare a comprendere i diversi ruoli, ma l’unità di vedute e di scopo, all’interno della Trinità).

v.11 Il nome ha un vasto significato nella cultura ebraica. Esprime l’autorità e le caratteristiche della persona. Per noi, rimanere conservati nel “Nome” del Padre, vuol dire rimanere attaccati all’autorità di Dio, sottoposti a Lui, e vivere per diffondere la Sua gloria in questo mondo, senza deviare dai Suoi insegnamenti.

v.15-18 Tanti vorrebbero avere una vita perfetta, senza problemi o difficoltà. Nel cielo le cose saranno più “facili”, ma al momento Gesù vuole che rimaniamo qui nel mondo per espandere il Suo Regno. Nonostante questo, Lui vuole che siamo preservati dagli attacchi del maligno. Non credere che Gesù voglia tenerti ostaggio delle difficoltà, della tentazione o del nemico. Lui vuole che tu sia liberato dalle difficoltà che ti si presentano davanti. Ma per superare le difficoltà, bisogna prima che ci siano delle difficoltà da superare. Non puoi vincere battaglie, se non affronti mai battaglie. Non potrai mai essere liberato dal male, se prima il male non ti attacca. Per questo noi possiamo sperimentare la potenza di Cristo, solo vivendo in questo mondo e nelle sue tribolazioni. Dobbiamo imparare ad affrontare queste tribolazioni, nel nome di Cristo e per l’avanzamento del Suo Regno, perchè siamo stati mandati da Lui per questo scopo (v.18).

v.20-23 Qui non si tratta di banale ecumenismo religioso, ma del diventare creature veramente spirituali e nate di nuovo dall’alto. Discepoli che non sono alla ricerca di una religione o denominazione, che non cerca il liberalismo nè il legalismo. Credenti che mirano all’espansione del Regno, invece che allo stabilire il regno religioso dei cristiani. Qui si parla di essere uno fra credenti, che sono uniti in Dio (nella ricerca della Sua conoscenza=rapporto intimo con Lui). Non servono incontri ecumenici, serve essere risvegliati e desiderare la gloria di Dio sopra ogni cosa. Essere in Cristo significa vivere e fare quello che faceva Lui (miracoli e guarigioni comprese). Significa vivere per l’avanzamento del Regno di Dio.

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