Giovanni – Capitolo 4

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v.1-3 Gesù non voleva fare sommosse, era desideroso di predicare liberamente. Per questo motivo cercava di sfuggire agli scontri religiosi, come in questo caso che lascia la Giudea per non creare problemi o distrazioni dal Suo messaggio.

v.4-42 “Doveva passare per la Samaria” (v.4), perché così lo guidava lo Spirito Santo, in realtà c’erano altre strade ma Lui doveva raggiungere una persona specifica. I Giudei non passavano attraverso la Samaria anche quando era la strada più corta, per evitare di incontrare i Samaritani, che loro consideravano quasi dei pagani (v.9), preferendo passare da est o da ovest (da destra o da sinistra).

Questo brano ci insegna che è meglio ascoltare quello che ci dice la voce dello Spirito e agire in base a questo, invece che fare mille cose senza lo Spirito. Gesù è andato a colpo sicuro, in un posto dove c’erano dei “nemici”, ad un pozzo a mezzogiorno (v.6) dove non avrebbe dovuto incontrare nessuno perché tutti in casa a mangiare. Ma lo Spirito gli aveva rivelato comunque di andare lì, e ubbidendo, potè evangelizzare l’intero villaggio, questo perchè il Suo “cibo è fare la volontà” del Padre Suo (v.34). Dobbiamo avere fame di fare solo quello che il Padre vuole, e così vedremo la gloria di Dio!

v.5 Sicar è il nome aramaico della città ebraica Sichem, corrispondente a un sobborgo dell’odierna Nablus dei Territori palestinesi, e si trova tra il monte Ebal e il Gherizim, a circa 60 km a nord di Gerusalemme e circa 60 km a sud di Nazareth. Qui Dio apparve ad Abraamo (Genesi 12:6-7), Giosuè convocò le 12 tribù di Israele per ratificare l’alleanza tra Dio e il Suo popolo (Giosuè 24) e qui, appunto, sorgeva il pozzo di Giacobbe citato in questo capitolo. In questa città risiede ancora una piccola comunità di alcune centinaia di samaritani, praticanti ancora oggi la loro storica religione: il Samaritanesimo (religione strettamente correlata all’Ebraismo e alla Torah). Addirittura gran parte della città di Nablus, che conta oltre 130.000 abitanti, già solo analizzando i cognomi, sarebbe costituita da discendenti dei samaritani (quindi dalle tribù ebraiche disperse di Efraim e Manasse), e che per non essere perseguitati, si convertirono o al cristianesimo durante l’impero romano, o soprattutto all’islam nei secoli seguenti.

v.7-10 Qui Gesù ci insegna l’approccio per evangelizzare: cercare spunti per attaccare bottone e finire col parlare delle verità spirituali, dovremmo vivere per questo!

v.10-15 In questo paragrafo Gesù sta stimolando spiritualmente la donna samaritana tramite l’offrirle Lui dell’acqua anche se è senza un secchio, per spiegare poi che si tratta di acqua viva che non da più sete. Come con Nicodemo, anche la samaritana all’inizio rimane sul livello materiale/terreno, però Gesù non si lascia scoraggiare e nei versetti seguenti se ne vede il profitto.

v.15-19 Questo è uno dei tanti esempi dove per ottenere una conversione, o un miracolo, Gesù o gli apostoli comunicano una profezia (messaggio di rivelazione specifica da parte di Dio). Vedi per esempio Lazzaro, la donna siro-fenicia, il servo del centurione, il miracolo di Cana, le moltiplicazioni dei pani e dei pesci, etc…

v.20 La donna si riferisce al monte Gherizim, dove nei secoli precedenti i samaritani aveva costruito un tempio e dove da allora fino al giorno d’oggi, si recano almeno una volta l’anno per festeggiare la Pasqua.

v.21-22 Se qualcuno volesse simpatizzare con la religione ebraica o samaritana, Gesù lo blocca. “L’ora viene” in cui c’è solo Gesù. I samaritani adorano quello che non conoscono, quindi sono una religione sbagliata. I giudei adorano quello che conoscono e volendo la loro sarebbe una religione corretta perchè “la salvezza viene dai giudei”, ma con l’avvento di Gesù vengono abolite tutte le religioni umane proprio per manifestare la salvezza in Gesù, quindi tutti i “vestiti vecchi” (Luca 5:36) su cui non possono essere messi pezzi tolti dal vestito nuovo, cioè sulla religione umana non puoi aggiungere la fede in Gesù altrimenti si strappa tutto, o scegli la religione umana rinnegando Cristo, oppure scegli Cristo. Oramai da Gesù in avanti viene iniziato il nuovo tempo del rapporto diretto con Dio attraverso l’adorazione in Spirito e nella verità (v.23) e non c’è più spazio per rituali religiosi, processioni, cerimonie sacre e atti liturgici.

v.23 In Gesù è arrivata l’ora di adorare il Padre in spirito e verità. Tali il Padre richiede (Zeteo=ricerca attiva). Non ricerca religiosi o brave persone, ma adoratori: persone che lo amino e vivano per Lui, passando con Lui più tempo possibile.

Adorazione non è cantare un cantico con del bel testo! Il diavolo non stava chiedendo a Gesù di fare del Karaoke quando gli stava chiedendo di adorarlo (Matteo 4:9)! Gli stava chiedendo di umiliarsi ai suoi piedi, di metterlo al primo posto! Di dargli il proprio cuore e la propria mente, il proprio tempo e la gloria! Gesù rispose per le rime dicendo “adora il Signore Dio tuo e solo a Lui rendi il tuo culto”, bisogna mettere solo Dio al primo posto, e adorare solo Lui! Dedicare a Lui la propria vita, il proprio tempo, e sottometterGli la propria volontà!

v.24 Adorare Dio in Spirito è l’unico modo per avvicinarsi a Dio, anche perché Dio stesso è Spirito.

v.25 Anche i samaritani aspettavano l’arrivo del Messia.

v.26 Gesù si dichiara il Messia, infatti all’affermazione della samaritana “Io so che il Messia deve venire…” Gesù ribatte letteralmente “Sono proprio io e nessun altro, io che ti parlo!”. Dichiarazione inconfutabile che Gesù era il Messia promesso dai profeti dell’Antico Testamento.

v.34 Il segreto per vedere la gloria di Dio, è aver fame della Sua volontà e “mangiare” (vivere) solo per questo. Questo è stato il segreto di Gesù e di tutti coloro che hanno visto opere potenti. Gesù si sta collegando con Deuteronomio 8:3 “l’uomo non vive soltanto di pane, ma…di tutto quello che procede dalla bocca del SIGNORE”. La nostra vita non viene solo dal cibo, ma anche e soprattutto dall’udire e mettere in pratica ciò che ci dice Dio, tramite la Sua Parola scritta, o la Sua Parola rivelata.

v.35 Dicendo questa frase, Gesù colloca temporalmente questo capitolo di Giovanni ai mesi dicembre-gennaio.

“…alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura” è un invito di Gesù ad andare ad evangelizzare. Molti dicono che le persone sono dure, che ci sono legami spirituali o altri impedimenti, ma facendo queste dichiarazioni si dimostrano increduli e disobbedienti a Gesù. Molti credono che Gesù non abbia avuto a che fare con spiriti, demoni, legami spirituali, invece contro di Lui si scatenò qualcosa di molto più forte di quello che noi affrontiamo: il diavolo stesso in più occasioni sollevò folle di persone che cercarono di ucciderlo, ma Lui ne scampò miracolosamente, fino al culmine alla croce (che però era nella Sua volontà secondo le profezie). Se il Maestro dice che è ora di raccogliere, dobbiamo andare a raccogliere con la potenza e la rivelazione dello Spirito!

v.36-38 Gesù qui sta parlando di una ricompensa se andiamo a “mietere” le anime alla gloria di Dio. Non si parla di salvezza, in quanto la salvezza è per grazia e non per quello che potremmo fare. La ricompensa citata qui, verrà conteggiata al Tribunale di Cristo (Luca 21:36, Romani 14:10-12, 2 Corinzi 5:10, 1 Corinzi 3:10-15, 9:24-25, 1 Tessalonicesi 2:19, etc…) evento che si svolgerà tra il Rapimento della Chiesa e le Nozze dell’Agnello. Se andiamo a mietere otterremo anche un premio, se non andiamo no. Il piacere del seminatore (cioè Gesù e dei profeti dell’Antico Testamento) è di festeggiare il premio ottenuto da noi grazie al loro lavoro. Loro avrebbero voluto raccogliere le anime per la gloria di Dio, ma non poterono perché avevano un compito preparatorio, per mettere le fondamenta al nostro lavoro di mietere.

v.39-42 Molti samaritani credettero per la testimonianza della donna, ma molti di più credettero per ciò che disse e fece Gesù in quei due giorni di permanenza a Sichar-Sichem-Nablus, e lo riconobbero come “Salvatore del mondo”!

v.45 Questa dichiarazione di Giovanni riguardo a Gesù che fu “accolto” in Galilea, è ironico, alla luce dei versetti 44 e 48. Infatti “l’accoglienza” era per vedere qualche miracolo o qualche segno e continuare a non credere, e a mettere in dubbio la Sua chiamata.

v.46-53 Miracolo di Gesù, fatto a distanza di circa 35 km dal malato (questa era la distanza tra Cana, dove era Gesù in quel momento, e Capernaum, dove era il bambino malato e in fin di vita) fatto senza alcuna imposizione di mani, e senza fare preghiere, ma semplicemente sapendo nello Spirito che il bambino era guarito in quell’istante. L’ufficiale chiese conferma esatta dell’ora della guarigione del figlio per verificare la contestualità con la dichiarazione di Gesù. Notare che “quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detta, e se ne andò” a confermare che la fede operante nell’uomo, viene dimostrata tramite le azioni che compiamo, e che la potenza segue la vera fede.

Gesù compì solo una manciata di miracoli a distanza senza imposizione di mani (figlio dell’ufficiale, Lazzaro, figlia della donna siro-fenicia, etc…), mentre nella maggior parte dei casi toccava fisicamente le persone praticando “l’imposizione delle mani” praticamente senza quasi neanche pregare, che rimane il metodo più indicato ed efficace anche oggi. Qui però troviamo (insieme a pochi altri) la potenza di Dio operare anche a distanza di molti chilometri, affinché possiamo credere che Dio possa esaudire le nostre preghiere persino quando sono fatte a grande distanza.

v.54 La guarigione del figlio dell’ufficiale, viene considerata da Giovanni il secondo segno straordinario che testimonia la deità di Gesù. Un miracolo che supera lo spazio è uno dei modi straordinari di Dio per operare: Dio è Onnipresente, e Gesù essendo Dio può operare nello Spirito in ogni luogo.

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