Luca – Capitolo 13

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v.1-5 La religione e l’ipocrisia perdono tempo a cercare di accusare il prossimo. In realtà a Dio interessa il ravvedimento, e se le persone pensassero a ravvedersi, non perderebbero tempo a giudicare il prossimo. Non solo: ravvedimento vuol dire anche fare frutti di ravvedimento (Matteo 3:8, Luca 3:8), come timore, amore, discepolato. Gli infruttuosi hanno tempo da perdere nel giudicare gli altri, i figli di Dio invece sono “fruttuosi”, impegnati ogni giorni a portare frutto di ravvedimento. Chi giudica sta mostrando mancanza di ravvedimento e mancanza di interesse nel ravvedimento, e quindi perirà come tutti i peccatori.

v.6-9 Parabola che spiega l’insegnamento precedente. Dio è paziente, ma fino a un certo punto. E’ giunta l’ora di ravvedersi e portare frutto di ravvedimento, prima che sia troppo tardi e che la nostra vita venga tagliata via da questa terra.

v.12-13 Anche in questo caso Gesù non pregò per la guarigione, ma appena la vide, seppe nello Spirito che quella donna doveva essere guarita. E’ sorprendente vedere che Gesù non guarì tutte le persone che erano malate, ma solo le persone che andavano a Lui, e le persone che Lui “sentiva” di guarire. E non ne sbagliava una: non è mai successo che dopo aver pregato la persona rimanesse completamente malata. Dopo l’incontro con Gesù, le persone venivano stravolte, liberate, sanate.

In questo caso Gesù quando vede la donna ha una certezza, la guarigione in arrivo, la chiama e la fortifica nella fede con una sola frase. Poi impone le mani e nello stesso istante lei viene sanata. Tutto ciò non è proprio uguale ai metodi poco efficienti che vengono applicati oggi (intercessioni, veglie di preghiera, digiuni, parole profetiche, parole di fede, proclamazioni, accuse riguardo la poca fede dell’ammalato).

v.18-21 La religione è simboleggiata da qualcosa di immutabile ed antico, il Regno di Dio è simboleggiato dal granello di senape e dal lievito: prodotti che si espandono fortemente. L’espansione che Gesù ci vuole comunicare è di liberazione dai legami, di crescita spirituale e di diffusione del Vangelo in questo mondo. Le religioni legano, Cristo libera. Le sette nascondono e Cristo manifesta.

v.23-24 Gesù qui non dichiara esplicitamente che i salvati siano pochi, ma ammette che molti non potranno entrare per la porta stretta (nel parallelo di Matteo 7:13 dice esplicitamente che i salvati sono pochi, non è chiaro se come numero oggettivo, o rispetto al numero sperato da Dio). In questa immagine che il Maestro comunica, Lui vuole trasmetterci l’urgenza del seguirLo pienamente subito, prima che sia troppo tardi.

La porta è stretta: devi lasciare il tuo bagaglio di “buone opere”, “sana religione” e falsi “meriti” altrimenti non entri!

v.25-28 Molti pensano che basti rispettare delle feste, dei rituali di cibo o di altro genere per “conoscere” Dio. Il fatto di sapere che Dio esiste, e che è buono, non sarà sufficiente per ottenere la salvezza. Serve avere gli occhi dello Spirito su Dio, ubbidire alla Parola di Dio, e compiere le opere di Dio che Lui ha preparato perché le compiamo (Efesini 2:10). Come Gesù stesso che faceva quello che “vedeva” fare al Padre. Dobbiamo avere comunione intima con Dio. Dobbiamo conoscerLo profondamente, e farci “conoscere” profondamente.

Non puoi attendere tutta la vita e poi presentarti a Gesù dicendo di conoscerLo. Deve esserci un rapporto personale con Dio, di dipendenza da Lui.

v.30 Qui il Maestro rivela che ci sono sacerdoti e religiosi di apparente fiducia, che sembrano primi, ma saranno ultimi e non entreranno nel Regno di Dio. Invece altri, magari sconosciuti, poveri, in paesi nominalmente pagani, che invece accederanno al Regno di Dio.

v.31-33 Questo è l’ennesimo brano dove Gesù annuncia la propria morte, ma con la certezza che non sia immediata, sapendo di avere il tempo di compiere tutta la volontà di Dio, dato che la conosce punto per punto. Lui aveva una consapevolezza dettagliata di cosa ancora doveva compiere, grazie alla Sua intimità di preghiera con il Padre, al punto da non essere mai sconvolto, spaventato o intimidito. Non solo, era sempre pronto a fare i miracoli e le guarigioni giuste, al momento giusto, con un’efficacia del 100%, senza fare mai “brutte figure”. Chi è morto a sé stesso e vive in Dio, non fa brutte figure, ma vede la manifestazione della gloria di Dio.

v.34 Dio ha un amore spassionato per Israele, e per Gerusalemme in particolare. Si raffigura come la chioccia con i suoi pulcini. E’ da notare l’accenno al libero arbitrio “voi non avete voluto”, infatti l’uomo può respingere la volontà di Dio (Luca 7:30). Dio avrebbe voluto che l’uomo rimanesse sempre nell’Eden, o che una volta caduto, fosse subito riabilitato e salvato. Dio vuole che tutti siano salvati (1 Timoteo 2:4), ma questo non succede perchè l’uomo ha il cuore duro e non vuole sottomettersi a Dio. Da qui l’esortazione per chi è già credente e per chi non lo è ancora: “Umiliatevi sotto la potente mano di Dio” (1 Pietro 5:6).

Colpisce il fatto che se Gerusalemme si fosse ravveduta, non ci sarebbe stata la distruzione del tempio e la dispersione e persecuzione degli ebrei. Ma anche questo non sorprese Gesù, che già sapeva per rivelazione soprannaturale i singoli dettagli del cuore degli ebrei e dei pagani, e gli eventi che sarebbero seguiti (vedi per esempio le rivelazioni dettagliate che riceveva Eliseo da Dio in 2 Re 6:12).

v.35 “la vostra casa sta per esservi lasciata deserta”, vuol dire che ora che il popolo di Israele rinnega Cristo, la presenza di Dio si allontana dal tempio, al punto che la casa non sarà più “casa di Dio” ma “vostra casa”. Il popolo di Israele (come nazione, non come singoli) non avrà più la presenza di Dio con sé fino al giorno in cui dirà “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (citazione del Salmo 118:26). Ciò accadrà durante i 7 anni della Grande Tribolazione, quando molti del popolo di Israele (o forse tutti quelli rimasti) riconosceranno Dio “colui che essi hanno trafitto” (Zaccaria 12:10).

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