Luca – Capitolo 15

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v.1 Il Vangelo predicato da Gesù avvicinava pubblicani (esattori delle tasse per conto dei romani, e quindi emarginati dalla società ebraica) e peccatori. Se il Vangelo che porti non avvicina emarginati e peccatori, ma solo “santi” e brave persone, allora non è lo stesso predicato da Gesù. Non si tratta di Vangelo sociale, e neanche di beneficenza, ma di predicare il Vangelo di Cristo ai perduti.

v.2 Per raggiungere i peccatori col messaggio del Vangelo, può essere utile mangiare con loro (invitandoli a casa, o a mangiare fuori). Aver a che fare con religiosi e ipocriti invece può essere una tal perdita di tempo!

v.7 Il messaggio di Gesù è sempre stato focalizzato sul ravvedimento dal proprio peccato, per cui qui è molto probabile intendesse indicare che Dio è più contento di un peccatore che si ravvede, che di 99 persone che si comportano da persone giuste, da brave persone rispettose e credenti, che però non si sono mai ravvedute veramente e in profondità. Che non hanno mai compreso il loro bisogno della grazia di Dio sulla loro vita.

v.8 La dramma era la moneta greca d’argento che pesava circa 4,5 grammi ed equivaleva a un denaro romano, e cioè valeva come paga giornaliera. Ai tempi odierni potremmo darle il valore di circa 50€.

v.11-32 Questa parabola è collegata alle due precedenti della pecora smarrita e della dramma perduta. Anche qui viene enfatizzato il ravvedimento e il ringraziare Dio per la Sua grazia. Il figlio più giovane si riconosce peccatore ed è pronto ad essere trattato come uno schiavo. Il figlio più grande invece è sempre stato ubbidiente, non ha “mai trasgredito un comando” del padre, però si lagna di non aver potuto fare feste. Il padre però vuole far notare che bisogna far festa quando si recuperano dei perduti. Il ravvedimento dei perduti deve essere il centro del messaggio della Chiesa.

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