Luca – Capitolo 18

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v.1-8 Questo brano ci insegna come pregare quando abbiamo dei bisogni ma non abbiamo rivelazione specifica riguardo la volontà di Dio in quella situazione, o non abbiamo informazioni pertinenti dalla Scrittura. In tal caso dobbiamo “pregare sempre” (v.1), “senza stancarci” (v.1), pregando con fede (v.8). Quando preghiamo senza avere una rivelazione chiara, dobbiamo avere questi 3 “ingredienti” e ci verrà “resa giustizia” (v.4-5), altrimenti non otterremo ciò per cui preghiamo!

Ciò che vediamo da questo brano è che Gesù neanche considera le preghiere liturgiche e ripetute. La vedova aveva bisogno di “ottenere giustizia” (v.3), ciò vuol dire che c’era qualche chiaro aspetto pratico. Non serve a niente chiamare santi, madonne, angeli, ma andare a Dio direttamente (v.7), infatti gli eletti che ottengono giustizia, cioè l’esaudimento della preghiera, sono quelli che “gridano a Lui” e non a presunti intermediari morti o viventi, ma solo al Dio Onnipotente!

v.5 Hupopiàsze, letteralmente “affinché non mi tiri un pugno sotto l’occhio”. L’ebraico antico non aveva termini come molestare, importunare, per cui in quella lingua si esprimevano questi concetti con modi di dire pratici. Ciò che il giudice iniquo vuole trasmettere è il profondo fastidio, quasi fisico, trasmessogli dalle continue richieste della donna. Ci sono 3 modi di pregare:

– chiedendo ciò che il Signore ci ha già rivelato essere la Sua volontà

– insistendo riguardo i nostri bisogni, notte e giorno, a tempo e fuor di tempo, solitamente nella propria cameretta o in compagnia di 1 o 2 fratelli

– facendo riunioni di preghiera, semplici richieste, senza troppo trasporto

Nel primo caso si ottiene l’esaudimento il 100% delle volte, nel secondo forse il 50%, nel terzo circa il 10%. Il primo funziona perchè ci allineiamo alla volontà di Dio, che Lui esegue solo per questo allineamento, altrimenti non adempirebbe la Sua volontà (vedi preghiera del Padre nostro, dove ci chiede di pregare per l’adempimento della Sua volontà qui sulla terra com’è fatta nel cielo). Il secondo funziona in proporzione della nostra determinazione e insistenza (se preghiamo “sempre” e senza “stancarsi”, anche fino al “gridare” a Lui, ma se devi gridare, fallo nella tua cameretta). Il terzo funziona poco, perchè forse potremmo involontariamente aver pregato per qualcosa che anche Dio vuole o per cui qualcun’altro ha già pregato insistentemente: ho partecipato a migliaia di questi incontri e ho saputo di centinaia di persone che hanno pregato senza troppa insistenza e senza troppa fede, con solo poche decine di esaudimenti. In conclusione, la preghiera funziona, ma c’è preghiera e preghiera!

v.8 Il Figlio dell’uomo (cioè Gesù) si domanda se quando tornerà alla Sua seconda venuta, troverà ancora fede. Probabilmente si riferisce all’ultimo giorno della Tribolazione, e molto probabilmente non troverà fede, in quanto la Chiesa sarà già rapita e i credenti della Tribolazione saranno già martirizzati (per approfondire leggere studio sugli ultimi tempi).

v.9-14 Tutti siamo ingiusti e peccatori (anche se alcuni credono di non esserlo). Le buone opere non devono essere un vanto. Di sicuro non sono sbagliate, ma non dobbiamo esibirle per mostrare la nostra bravura. La decima e il digiuno sono cose buone, ma che devono rimanere tra noi e Dio e non essere rese pubbliche. Non dobbiamo metterci in mostra, non dobbiamo cercare la gloria o il riconoscimento terreno. Invece dobbiamo mirare alla gloria nel cielo. Per averla bisogna essere umili qui sulla terra e temere Dio (v.13-14).

v.15-17 La fede è dipendenza fiduciosa e semplice di chi è indifeso e non ha alcuna risorsa propria. Non ci sono opere, esperienze od obiettivi raggiunti che possiamo presentare a Dio, ma solo amore, ringraziamento e apprezzamento appassionato per ciò che Lui ha fatto per noi.

v.18 Il giovane ricco, capo di sinagoga, voleva “fare”, ma la salvezza non è in base a quello che facciamo noi, ma in base a quello che ha fatto Cristo sulla croce, e se lo riceviamo come nostro Signore e Re.

v.19 Gesù è Buono perché Dio è Buono, e Gesù è Dio. Ma se vedi Gesù come uomo, come maestro o profeta, allora dicendo che è buono stai sbagliando di grosso perchè non puoi dire a nessun uomo che è buono. Quest’aggettivo spetta solo alla “vera bontà” che è quella di Dio.

v.22 Dopo aver rispettato tutti i comandamenti di Dio e di Gesù e aver fatto buone opere, siamo comunque mancanti. Dobbiamo non stimare necessario nulla di quello che abbiamo, se non per usarlo per la gloria di Dio: vendendolo e dandone il ricavato ai poveri, oppure utilizzandolo per diffondere il Vangelo, come nel caso della nostra casa utilizzandola per ospitare bisognosi, predicare il Vangelo, organizzare incontri nelle case, utilizzare i nostri soldi per fare regali che possano diffondere il Regno di Dio, come libri biblici, calendari cristiani, etc… Infatti non basta dare tutti i soldi ai poveri se poi non segui Gesù. Gesù deve essere al primo posto, vuol dire che se ho 1 giorno di riposo a settimana, lo uso per l’avanzamento del Suo Regno. Se ho un ora, la spendo alla Sua presenza. Seguire Gesù significa andare dove va Lui, per cui prima di decidere cosa farne della nostra vita o anche solo dei prossimi 5 minuti, dobbiamo vedere cosa fa Lui e seguirLo. D’altronde Lui è il capo e noi il corpo di Cristo, quindi Lui decide e noi seguiamo quello che decide.

v.24-25 Gesù non ha mai predicato contro la ricchezza, ma contro il potere che la ricchezza ha sull’uomo. Se hai molti soldi, dovrai passare molto tempo a gestirli e investirli, ma investendoli avrai bisogno di passare ancora più tempo nel seguire come vanno gli investimenti: un circolo vizioso che ci guida sempre più lontano dal Signore. A causa di questo circolo vizioso, i ricchi finiscono facilmente lontano da Dio senza che se ne accorgano. In realtà non serve avere milioni per farsi distrarre dalla ricchezza, ma basta avere abbastanza soldi da avere gadget tecnologici, playstation, cellulari, applicazioni come Facebook, whatsapp, Telegram etc… che avremo bisogno di passare del tempo appresso a queste e sempre meno tempo a leggere la Sacra Scrittura, da passare in preghiera o nella condivisione della Buona notizia del Regno di Dio. Può essere “ricchezza terrena” ogni cosa che ci distrae da Dio. Lui è giustamente geloso e non ci condivide con nessuno.

v.26-27 Nell’immaginario collettivo giudaico, la ricchezza era una benedizione di Dio, e chi era ricco poteva dare molti più soldi per il tempio, per la gloria di Dio e per aiutare i poveri, rispetto a chi non era ricco. Una sorta di antico “vangelo della prosperità”. E’ sempre vero che Dio può benedire i Suoi figli, anche in maniera abbondante, ma l’equazione sicuramente non è vera al contrario: non è vero che chi è ricco è benedetto dal Signore e più vicino a Dio di chi è povero. Quindi, non solo Gesù non dichiara la ricchezza materiale spiritualmente superiore alla povertà ma anzi qualcosa che potrebbe essere un laccio, ma per di più dice che la salvezza stessa dell’uomo non è possibile a Lui ma solo a Dio. La religione ebraica insegna a fidarsi delle proprie capacità, delle proprie azioni e della propria bontà. Gesù invece insegna a fidarsi delle Sue capacità, di ciò che ha fatto sulla croce e della bontà di Dio.

v.28-30 La Chiesa moderna si è arricchita troppo ed è diventata egoista e schiva. Questi versetti invece ci insegnano ad essere ferventi nello Spirito, a mostrare amore e disponibilità verso gli altri, specialmente i fratelli in fede (Galati 6:10). Lasciare tutto ciò che abbiamo, o considerarlo come non nostro ed essere pronti a prestarlo o a regalarlo agli altri pur di espandere il Regno di Dio. Questo ci fa ricevere benedizioni in questa vita, oltre alla vita eterna nell’età futura. Questo stile di vita dovrebbe essere vissuto dai singoli credenti e dalle chiese intere.

v.31-34 L’immagine religiosa ebraica di benedizione, ricchezza e successo solo sulle persone più spirituali e niente agli altri, non aveva alcun fondamento biblico. Il Messia era venuto e i discepoli lo avevano riconosciuto, ma erano stati traviati dalla loro religione nazionale, nel non comprendere che il Messia alla prima venuta sarebbe stato rifiutato. Invece Gesù era pienamente consapevole di ciò che avrebbe dovuto patire, proprio perchè interpretava correttamente ciò che dicevano le Scritture.

v.35-43 Questi due ciechi (in questo brano si parla di uno, ma probabilmente uno che parlò e gridò, ma nel brano parallelo di Matteo 20:29-34 si parla di due ciechi) hanno riconosciuto Gesù non solo come Messia, ma anche come Re e Signore, chiamandolo Figlio di Davide (v.38-39) e Signore (v.41).

V.41 Notare la specificità richiesta da Gesù. Era ovvio che fossero ciechi e sicuramente Cristo ne era consapevole, eppure voleva e vuole ancora oggi, che le preghiere e le richieste siano chiare e precise, anche perché Dio vuole operare e fare miracoli facendo riconoscere la propria potenza. Vuole mostrare in modo indiscutibile che è stato il Dio Onnipotente ad operare in modo soprannaturale e preciso.

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