Luca – Capitolo 19

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v.4 Per un ricco era disonorevole arrampicarsi su un albero. Già questo gesto ci mostra che desiderio aveva Zaccheo di conoscere Gesù in profondità. Zaccheo probabilmente era alla ricerca di Dio e, come il re Davide (2 Samuele 6:12-23), era disposto al disonore pur di avvicinarsi a Dio.

v.5 Qui vediamo una rivelazione sorprendente: Gesù non solo sa con chiarezza dove dovrà andare a fermarsi anche se non c’è mai stato prima, ma sa anche il nome della persona dove deve andare e la riconosce senza averla mai vista prima.

v.7 Zaccheo veniva considerato peccatore dai religiosi ebrei, soprattutto perchè era un pubblicano, addirittura capo pubblicano, cioè un esattore delle tasse per conto dei romani.

v.8 Zaccheo comunemente viene definito ladro, ma non era così, lui stesso dice “se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo 4 volte di più”. Un ladro non potrebbe mai permettersi di restituire 4 volte di più di quanto ha rubato. Invece Zaccheo guadagnava bene con il suo lavoro di esattore, potrebbe solo aver approfittato di qualche vantaggio e frodato qualcuno, ma non rubato. La conversione avuta dopo aver incontrato Gesù, gli ha fatto comprendere che le ricchezze terrene servono per l’avanzamento del Regno di Dio, e per farsi “amicizie” che ci accoglieranno in cielo (vedere commento ai primi 13 versetti di Luca 16).

v.10 Ci sono moltissimi riferimenti di Gesù che spiega di essere venuto per stare con i peccatori. Ovviamente non per praticare del “vangelo sociale”, o per mostrare dell’amore stucchevole, ma per salvarli. Ci sono due eccessi nelle chiese oggi: quelli che stanno solo fra credenti e non hanno alcuna rilevanza per questo mondo, e quelli che stanno con i poveri e gli esclusi per mostrare compassione, ma senza portare la luce della speranza e della fede che viene da Cristo. Scopo del figlio dell’uomo (Gesù) e di chi è veramente un Suo seguace, deve essere di portare la salvezza (in ogni suo aspetto) a chi è perduto!

v.11 Questo versetto spiega che i discepoli erano convinti che di lì a pochi giorni sarebbe stato manifestato sulla terra il Regno di Dio politico, ma così non era, sarebbe stato quello spirituale, infatti poi al v.12 Gesù spiega che prima l’uomo nobile (cioè Lui) se ne sarebbe dovuto andare e che in seguito sarebbe tornato per vedere come abbiamo gestito quanto Lui ci ha dato.

v.12-27 Questo brano ha molte somiglianze con la parabola dei talenti di Matteo 25:14-30. Si consiglia di leggerla e di leggerne il commento. In questo brano l’uomo nobile che se ne va per ricevere l’investitura di un regno e poi tornare è Gesù, che presto tornerà per regnare (seconda venuta). La mina è una moneta greca che vale quanto 3 mesi di salario (dai 3 ai 5 mila euro) e vale quindi dalle 50 alle 100 volte meno del talento nella parabola dei talenti. Nonostante questo valore abbastanza basso, ai buoni amministratori della loro mina in premio vengono date addirittura delle città, come a significare abbiamo ricevuto da Dio un compito non così tanto impegnativo o gravoso (predicare il Vangelo del Regno di Dio), ma facendolo otterremo un premio smisuratamente molto più alto. Quindi a noi è richiesta la buona amministrazione e moltiplicazione del “molto poco”, con la garanzia che svolgendo il compito al meglio otterremo ”abbondanza” e premio. Se invece manchiamo dallo svolgere il nostro dovere, ci sarà tolto tutto (vedi 1 Corinzi 3:9-15 e commento). Il Signore guarderà proprio quanto frutto e quanta moltiplicazione abbiamo portato, quando saremo al “tribunale di Cristo” (v.15, Luca 21:36, Romani 14:10, 2 Corinzi 5:10).

v.22 Non dice che ha ragione il servo nel giudicare il padrone severo, ma che lo giudica in base alle sue stesse parole. E’ comunque vero che Dio si aspetta che facciamo fruttare ciò che ci ha dato in dono (salvezza, doni naturali, chiamate specifiche, occasioni di condividere il Vangelo del Regno, dare i nostri soldi per l’avanzamento del Regno di Dio e per i poveri, etc…). Noi siamo Suoi servitori, e non dobbiamo comportarci da sfaticati, ma dimostrare la nostra gratitudine con le azioni.

v.26 Chi ha il carattere e i doni di Dio, e li traffica per l’avanzamento del Regno, sarà benedetto e otterrà grandi premi. A chi li nasconde o si distrae con altro, sarà tolto tutto!

v.27 I nemici che non vogliono Gesù come re, sono i Giudei contemporanei di Gesù, che lo hanno rifiutato. Notare la crudezza di questa scena, ma non deve meravigliarci, infatti i “violenti rapiscono il Regno di Dio” (Matteo 11:12) e “ciascuno vi entra a forza” (Luca 16:16), vuol dire che la vera fede deve essere manifestata con forza e determinazione a costo della propria vita.

v.28-40 Questo brano si è concretizzato molto probabilmente la domenica precedente la Pasqua della morte e risurrezione di Gesù. Siamo nell’ultima settimana del ministero terreno di Gesù in carne.

v.29-34 Parola di conoscenza dallo Spirito, riguardo situazioni che Gesù non poteva sapere umanamente.

v.35-37 Adempimento della profezia di Zaccaria 9:9.

v.38 Citazione del Salmo 118:26, con aggiunta di “Re”, infatti la folla dei discepoli aveva capito che Gesù è venuto sulla terra per regnare (solo pensavano che avrebbe regnato politicamente sin da subito). Nel testo ebraico sta scritto “Baruch haba” che letteralmente si traduce “Benedetto colui che viene”, ma è anche la forma in cui si da il benvenuto a qualcuno. Qui la folla sta dando il benvenuto a Gesù, e questo dobbiamo farlo anche noi ogni giorno, invitandolo a governare sulla nostra vita e sulle nostre decisioni. Gesù sogna di ricevere il benvenuto anche da coloro che al momento si definiscono “non credenti”.

v.40 E’ urgente che più persone diano gloria a Dio e a Gesù, prima che le pietre stesse lo facciano causando vergogna e condanna su chi si sia rifiutato!

v.42-44 Qui Gesù fa capire che c’era l’occasione di portare la pace a Gerusalemme. C’era una scorciatoia per la salvezza di Gerusalemme e di tutto il popolo di Israele ed evitare la Grande Tribolazione e le guerre attorno alla città (v.44), ma allora era “nascosta ai loro occhi” (v.42), anche perchè altrimenti non sarebbe stato predicato il Vangelo del Regno a noi gentili (vedere Romani capitoli 9-10-11 e relativi commenti).

v.45-48 Il popolo ascoltava Gesù con gioia e cominciava ad essere sicuro che Lui era il Messia promesso (anche se erano stati mal istruiti dai farisei e da tutti gli ebrei ortodossi, e quindi aspettavano un Messia politico e liberatore dall’oppressione romana).

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