Luca – Capitolo 23

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v.2 La bestemmia contro la loro religione non era un motivo valido per la condanna da parte dell’impero romano, per cui scribi e sacerdoti pensarono di inventare l’accusa di sedizione e di evasione dei tributi a Roma per convincere Pilato a condannare Gesù. In realtà Lui non era colpevole di nessuno dei 3 capi di imputazione (Pilato disse “non trovo nessuna colpa in quest’uomo”, v.4, e neanche Erode trovò nulla per condannare Gesù, v.15). I capi ebrei si stavano arrampicando sugli specchi, ma erano alla disperata ricerca di un appiglio valido. Alla fine vedremo che non lo trovarono, e solo la loro pressione, minaccia, e la paura di Pilato di trovarsi in una rivolta vera (però creata dai religiosi, non da Gesù) lo spinse ad avallare la richiesta di crocifiggerlo (v.22).

v.6-7 Pilato era rappresentante di Roma sopra la Giudea (la regione dove si trova Gerusalemme, ma che al tempo di Pilato non ne era la capitale), mentre Erode sopra la Galilea, la regione dove si trova Nazaret e quindi dove Gesù era cresciuto. In quel giorno si trovavano entrambi a Gerusalemme per la festa di Pasqua.

v.21-27 Bisogna ricordare che era mattina presto quando Gesù venne condannato ingiustamente, poco dopo il canto del gallo (22:54-62). Probabilmente erano tra le 6 e le 7, e gli unici ad essere in giro erano gli scribi, i capi dei sacerdoti e i loro amici. E’ possibile potessero esserci anche ebrei forestieri arrivati a Gerusalemme per la pasqua da posti lontani e che non avevano mai sentito parlare di Gesù. Questi tenevano in grande stima i capi, e quindi erano fra le persone che volevano la crocifissione di Gesù, ma solo perchè erano caduti nell’inganno dei religiosi. La gran folla che faceva cordoglio (v.27) invece era composta da coloro che pochi giorni prima avevano accolto Gesù con gioia, glorificando Dio.

v.34 Adempimento della profezia del Salmo 22:18

v.42 E’ sorprendente che quello che non avevano capito i discepoli di Gesù, lo avesse capito questo malfattore. Infatti i discepoli aspettavano un regno terreno, mentre il malfattore comprendendo la prossima morte sua e di Gesù, gli chiede di ricordarlo quando sarà nel Suo Regno spirituale e celeste. Inoltre non si pone in modo arrogante, ma decisamente umile, e Gesù dichiara la sua salvezza (v.43).

v.44-45 Era mezzogiorno, e da quel momento fino alle 3 del pomeriggio si fecero tenebre su tutto il paese. Un black-out almeno a livello nazionale, se non mondiale, simile a quello avvenuto in Esodo 10:21-23, e a quello che dovrà avvenire probabilmente prima della Grande Tribolazione, che è descritto in Gioele 2:31.

v.46 Adempimento del Salmo 31:5.

v.50-53 Giuseppe d’Arimatea per fare questo servizio al corpo terreno di Gesù, rischiò la vita, la carriera e la reputazione. Proprio lui che era membro del consiglio, era una figura preminente e diventava molto scomoda come seguace di Gesù. Eppure ebbe coraggio di rischiare per amore di Gesù. Questo deve essere di sprone a noi per seguire Gesù a costo della vita, come fecero molti discepoli, e come fanno molti cristiani oggi.

v.53 Adempimento di Isaia 53:9.

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