Marco – Capitolo 14

clicca qui per andare al capitolo 13

v.3-11 Per approfondimenti vedi commento al parallelo Matteo 26:6-16.

v.12 E’ molto emblematico che proprio il giorno in cui si sacrificava la Pasqua (si uccideva, cuoceva e mangiava l’agnello, Gesù presenti la cena del Signore, simbolo del Suo stesso sacrificio.

v.14 Ci sono molte teorie diverse sulla spiegazione di questi eventi. Gli scettici dicono che Gesù in qualche modo si era già accordato con il padrone, ma ciò è impossibile, in quanto gli apostoli lo avrebbero saputo e non avrebbero nemmeno domandato dove mangiare la Pasqua. E’ molto probabile, invece, che un angelo si sia presentato dal padrone di quella casa per “prenotare” la sala, anche giorni prima dell’arrivo di Gesù con gli apostoli.
La “rivelazione” perfetta, presente in Gesù pienamente Dio, ma anche pienamente uomo, è stupefacente. Grazie allo Spirito conosceva dettagli che Lui non aveva neanche visto, e poteva dare indicazioni agli altri, senza errori. Infatti potè dire che avrebbero incontrato per strada una persona con una brocca, che l’avrebbero dovuto seguire, etc…

v.21 Gesù non fu vittima di un tradimento, e non venne sorpreso dagli eventi, ma anzi fu il perfetto agnello sacrificale che poteva caricare su di sé i peccati del mondo, come era profetizzato da secoli (leggi per esempio Isaia 53). Non fu una sconfitta, ma al contrario, una grandissima vittoria, soprattutto con la Risurrezione.
Ciò non aumenta e nè diminuisce la responsabilità di Giuda. Diciamo che Giuda era profondamente empio, ladro e bugiardo. Gesù lo scelse apposta per adempiere le profezie, sapendo che il suo cuore era malvagio. La cosa sorprendente è che con tutte le meraviglie, gli insegnamenti e l’amore di Gesù, Giuda comunque non si ravvide mai. “Il cuore dell’uomo è insanabilmente malvagio”, il segreto del successo è non ascoltare il proprio cuore (=emozioni, ambizioni, sentimenti, ragionamenti), ma ascoltare il Messia promesso! Giuda scelse il proprio “cuore”, sta a te ora cosa scegliere.

v.22 La cena del Signore fu una vera cena. “Mentre mangiavano” la cena, quindi con primo, secondo, etc… “Gesù prese del pane”. La cena del Signore (Eucaristia) è diventata un rito religioso, quasi magico. Per la religione cattolica avviene addirittura una trasformazione soprannaturale, anche se non motivata con gli insegnamenti di Cristo, ma anzi, San Paolo in 1 Corinzi spiega che si tratta di una commemorazione, non di un rito soprannaturale come invece dice la chiesa cattolica.

v.25 Inoltre Gesù definisce il liquido all’interno del calice “frutto della vigna”, non Suo sangue. E dichiara che non avrebbe più bevuto vino fino alla Sua seconda venuta. Assolutamente non si tratta di sangue, ma di vino.

v.32-42 Gesù nel Getsemani pregò almeno 3 ore. Un tempo notevole, per una situazione molto difficile. Benchè fosse Dio, aveva comunque anche limiti umani e quindi lo stesso nostro bisogno di pregare per avere chiari i piani di Dio e prendere forza in Lui.

v.33-36 Questi versetti ci mostrano una situazione umanamente impossibile. La Parola ci dice che Gesù era letteralmente “angosciato e spaventato”, “oppresso da tristezza mortale” e che il “calice fosse allontanato”. Purtroppo non viene spiegato ulteriormente, ma sembra strano che Gesù ora viva queste emozioni a causa di quello che gli sarebbe successo nelle ore seguenti con la tortura e la morte, in quanto sapeva di andare incontro a questo da millenni. Era venuto proprio a questo scopo. Attraverso la frase “allontana da me questo calice” (calice può significare sofferenza mortale o ira di Dio) e che “quell’ora passasse da Lui”, sembra come che in quel momento fosse proprio lì un oppressione spirituale potente, che voleva farlo morire.

v.37 La preghiera “standard” non ha una unità temporale di riferimento. La “veglia” è un’altra cosa, ed implica un maggiore tempo specifico (sembra da questo versetto che l’unità minima sia di un ora). Normalmente non si veglia tutti i giorni, anche se potrebbe solo fare del bene, ma si veglia per situazioni difficili a livello personale, familiare o nazionale. Il “calice” che stava affrontando Gesù in quel momento era sorprendentemente difficile persino per Lui.

v.39 Si può pregare ripetendo delle stesse parole. Questa non è un’autorizzazione a recitare dei mantra o delle preghiere fisse, sempre uguali. Infatti Gesù non ripete mai più questa preghiera, ma solamente 3 volte in quella stessa notte. Per questo motivo ripetere il Padre nostro, o altre preghiere, a memoria e comunque anche 10 volte nello stesso giorno, non solo non serve a niente, ma può effettivamente impedirci di avvicinarci allo Spirito di Dio per sentire la Sua voce e capire le Sue direttive. In questa straordinaria circostanza di difficoltà, Gesù dovette ripetere la stessa preghiera per almeno 3 volte, ma normalmente siamo nella condizione di poter ascoltare la voce di Dio in meno tempo e con meno ripetizioni. O perlomeno questa è la volontà di Dio.

v.40 Questo versetto sembra confermare l’impressione che ci fosse un oppressione spirituale in quell’ora, e i discepoli non sapevano spiegarsi il loro torpore, “i loro occhi erano appesantiti”. Di certo essere spiritualmente risvegliati ci può permettere di pregare, di capire la volontà e i tempi di Dio, e di non essere frastornati dagli attacchi del nemico.

v.51-52 Questa informazione apparentemente inutile, riguardo il giovane che scappa nudo, serve probabilmente per fornire prove della testimonianza oculare, vera e dettagliata, di chi scrive questo Vangelo. E’ molto realistico, che il giovane nudo fosse lo stesso Marco, autore di questo Vangelo.

v.56-59 L’evangelista vuole che sia chiaro che Gesù era innocente. Non c’era niente di sbagliato in tutto quello che nella Sua vita aveva detto o fatto. Nonostante ciò, i capi, gli scribi e i sacerdoti, volevano la Sua morte.

v.62 Alla domanda: “Sei Tu il Cristo (Messia promesso), il Figlio del Benedetto?”, la traduzione corretta dal greco, di ciò che Gesù disse è: “Sono proprio io (Ego eimì=sono esattamente io, e nessun altro)!

v.63 Siccome il sommo sacerdote non credeva in Gesù, e non aveva ricevuto la rivelazione della Sua autorità, si stracciò le vesti come segno che secondo l’autorità religiosa umana, Gesù aveva bestemmiato. Ovviamente non era affatto una bestemmia, ma lo era per degli ipocriti non redenti. Comunque ciò servì per permettere a Gesù di manifestare la Sua gloria, e per fornire una scusante per essere sacrificato come agnello immacolato per i nostri peccati.

clicca qui per andare al capitolo 15