Matteo – Capitolo 1

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v.1 In questo capitolo Gesù Cristo viene definito figlio di Davide, di Abraamo, “SIGNORE-salvezza”, “Dio-con-noi” (per approfondire l’importanza del messaggio nel nome “Gesù” e nel titolo “Cristo”, leggere l’approfondimento di questi termini nel glossario). Definendolo figlio di Davide e di Abraamo, l’autore vuole evidenziare la doppia origine che era stata profetizzata nei secoli precedenti su di Lui: era discendente diretto di Davide, il successore che avrebbe consentito al suo casato di regnare in eterno (Gesù regnerà in eterno!), ed era la realizzazione della Promessa di Dio di benedire tutti i popoli del mondo attraverso la discendenza di Abraamo, il padre della fede e delle moltitudini (“in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” Genesi 12:3).

Con questa introduzione Matteo collega la fede, il regno di Dio, la liberazione dal peccato, la salvezza dell’umanità e il piano di Dio, tutto con la venuta di Gesù. Tutto questo è stato scritto decenni dopo la morte e risurrezione di Gesù da persone che non si arricchirono per predicare questo al mondo, ma anzi furono disposti a essere torturati e morire per questo messaggio, e quindi la croce non rappresenta la sconfitta, ma al contrario l’adempimento completo del piano di Dio per la salvezza dell’uomo (alla croce “Gesù disse: tutto è compiuto”, Giovanni 19:30).

Leggiamo in 1 Pietro 1:18-20 che siamo stati riscattati “con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. Già designato prima della fondazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi”. Era già designato come Salvatore prima ancora dell’esistenza del mondo e dell’essere umano, e quindi prima che ci fosse ancora la necessità pratica di un salvatore! Dio vede le cose che accadranno già con millenni di anticipo!

Inoltre, Gesù è DIO anche perché sarà chiamato Emmanuele (v.23, Dio con noi). Dio Padre ha mandato il Figlio per manifestare la presenza di Dio nel nostro mezzo.

v.16 Per approfondire il significato di “Cristo”, leggi l’introduzione al capitolo, e la definizione del termine nel glossario.

v.17 Qui vediamo 3 gruppi da 14 generazioni l’uno. Nel primo c’è l’era sacerdotale dove chi governava era il sacerdote, e solo lui aveva il diritto di rappresentare il popolo davanti a Dio e intercedere per esso. Nel secondo periodo troviamo l’era dei re a partire da Davide, dove il re aveva il diritto di signoreggiare sul popolo. Nel terzo vediamo l’era dei profeti, dove essi portavano al popolo la rivelazione e il messaggio di Dio. Gesù inizia una nuova era, quella della grazia, racchiudendo tutti e 3 i ruoli in sé stesso: sacerdote, re e profeta. Lui infatti può rappresentarci e intercedere per noi davanti al Padre, ha diritto di essere Signore della nostra vita, e ci porta la rivelazione e il messaggio del Padre. A questi 3 si aggiungono altri Suoi ruoli in questo capitolo, come “SIGNORE-Salvezza” (v.21), “Dio-con-noi” (v.23), e molti altri ancora nel resto della Bibbia. Il concetto del Suo essere sacerdote, re e profeta, verrà ripetuto molte volte nella Bibbia, già per cominciare nel prossimo capitolo con i doni dei magi.

v.20 Questo è il primo sogno (su 5 presenti nei primi due capitoli di Matteo) di questo Vangelo. L’angelo si presenta a Giuseppe identificandolo non con suo padre (e quindi avrebbe dovuto chiamarlo “bar-Yaakòv” ovvero “figlio di Giacobbe”), ma con un suo grande antenato: il re Davide, un appellativo regale, per introdurre la missione che aveva davanti, proteggere e crescere il Messia e Re promesso!

v.21 In altre parole sta dicendo “lo chiamerai SIGNORE-salvezza perché Gesù salverà dai peccati”, quindi Gesù stesso è SIGNORE che salva.

v.23 Letteralmente nel testo originale non è scritto “al quale sarà posto nome…”, ma invece sta scritto “sarà chiamato Emmanuel” che significa Dio con noi. L’angelo profetizza che per le folle di quel tempo, Gesù sarà Dio in Terra. Questa era la consapevolezza dei Suoi seguaci e di Gesù stesso. Per chi non l’avesse ancora capito, Gesù è Dio in Terra, qui con noi!

v.25 Giuseppe e Maria non ebbero rapporti coniugali FINCHÉ ella non ebbe partorito Gesù. Nel testo originale c’è la parola “eos” che giustamente vuol dire “finché”, sbagliano invece quelle versioni modificate che traducono questo versetto in altro modo. Con questa unica frase decade la verginità perpetua di Maria pretesa dalla religione umana, ma la verginità di Maria fu “FINCHÉ ella non ebbe partorito Gesù”. Dopo di che, essa era legalmente sposata a un uomo, e avevano pieno diritto di “conoscersi” anche fisicamente.

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