Matteo – Capitolo 10

clicca qui per andare al capitolo 9

v.1 Discepolo (mathetès=principiante, studente, allievo, qualcuno che impara)
Non serve chissà che titolo, un discepolo è uno che vuole imparare da Gesù e diventare simile a Lui. Normalmente ha l’autorità e il potere di cacciare demoni, e di guarire qualunque malattia e infermità, in quanto non serve aver fatto degli studi che rilascino un attestato o una laurea, e nemmeno serve un titolo o una qualifica riconosciuta da qualche religione o denominazione. Il discepolo è un principiante/allievo del Maestro Gesù, e si fa guidare dallo Spirito Santo, questo due cose sono quelle fondamentali. Proprio i 12 discepoli di Gesù, già dopo solo un anno di apprendistato col Maestro, furono mandati a fare “praticantato” cacciando demoni, guarendo le persone e predicando il Vangelo. Ancora un pò più avanti vedremo che Gesù ne manda 70.

v.2 Apostoli (apòstolos=messaggero, inviato, delegato, rappresentante, ambasciatore del Vangelo). L’impressione che abbiamo qui (ma anche in altri brani della Bibbia) è che per diventare apostoli, bisogna essere discepoli secondo i requisiti che abbiamo spiegato al versetto precedente, e che si venga “inviati/delegati” in un altro luogo con un compito specifico, a quel punto si è messaggeri/rappresentanti/inviati, cioè apostoli. Il riferimento in Atti 1:21-22 al fatto che si dovesse essere anche testimoni oculari sin dal battesimo di Cristo fino all’Ascensione, era valido per trovare il sostituto di Giuda, un “testimone con noi della risurrezione” verso il mondo di allora. Ma non sta scritto che era un requisito per essere chiamati apostoli anche nei secoli seguenti. Inoltre, il fatto di essere testimone oculare era un requisito voluto da Pietro e non dallo Spirito Santo o da Gesù. In questo caso il brano è descrittivo, non prescrittivo, e non vuol dire che per diventare “apostoli” bisogna aver visto Gesù con i propri occhi anche oggi. Infatti è un dato di fatto che pochi anni dopo l’elezione ad apostolo di Mattia, ne furono nominati altri che non erano stati testimoni diretti di Cristo (per esempio l’apostolo Paolo non fu testimone oculare né del battesimo e né della risurrezione), a confermare che il significato profondo è di qualcuno che ha qualcosa da dire in nome di Cristo stesso e viene “inviato”.

v.5 Qui non c’è un esplicito divieto di predicare ai pagani o ai samaritani, ma bensì il divieto di “perdere tempo” nelle nazioni che non conoscevano il vero Dio, probabilmente perché Gesù era consapevole del tempo che stringeva. In realtà se avessero incontrato pagani nelle città degli ebrei, avrebbero benissimo potuto evangelizzarli, ma questo non doveva essere il loro obiettivo, anche perché altrimenti avrebbe impedito l’evangelizzazione degli ebrei e ostacolato la conseguente crocifissione di Gesù. Ma dopo la crocifissione, il Signore li avrebbe mandati in tutto il mondo e verso tutti, pagani compresi.

v.6 Gesù restrinse il numero di persone che dovevano essere evangelizzate, alle pecore perdute della casa d’Israele. In realtà queste non sono tutti gli ebrei, ma coloro che sapevano di essere peccatori/spiritualmente malati (9:13) e di aver bisogno di un medico (Luca 5:31-32).

v.7 Nuovamente vediamo che il fulcro del messaggio che noi credenti dobbiamo portare è l’avvicinarsi del regno dei cieli (regno di Dio). Gesù dice di non portare questo messaggio a pagani o samaritani, probabilmente perché non avrebbero capito cosa fosse il regno dei cieli, mentre nel popolo ebraico era presente una grande aspettativa relativa all’instaurazione di un regno divino.

v.8-10 Il credente (specialmente se è apostolo=mandato da Gesù) va in casa delle persone per guarirle, risuscitare i morti, purificare i lebbrosi e cacciare i demoni. Tutto questo va fatto a titolo gratuito, quindi non si deve essere pagati da chi riceve i miracoli, non si deve essere mantenuti da chi è evangelizzato o da chi riceve meraviglie, per averle compiute. Nonostante questo, “l’operaio è degno del suo salario” (v.10, vedi anche il riferimento di 1 Timoteo 5:18 dove ripete questa frase riguardo l’operaio, e aggiunge di non mettere la “museruola al bue che trebbia”, citazione di Deuteronomio 25:4), e la chiesa dovrà prendersi carico di sostenere chi lavora come operaio e servo del Signore a tempo pieno, che abbandona il proprio lavoro secolare per lavorare al servizio di Dio e della Sua opera per un quantitativo di ore tale che gli impedirebbe di svolgere un lavoro che gli consenta di sfamare la propria famiglia. Siamo tutti servi del Signore, ma alcuni ricevono una chiamata a dedicare più tempo e a svolgere un ministero (=servizio) più in vista, che può richiedere anche 10 ore al giorno. Ciò non può essere fatto oltre al proprio lavoro secolare, ma solo in alternativa, proprio per questo viene definito “operaio”, proprio come un muratore, perchè chi lavora nel campo del Signore, “opera” come un lavoro qualsiasi, solo in un campo drasticamente differente.

v.16 Bisogna essere “prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. Alcuni pensano al serpente e diventano furbi, ma il Signore non ci ha chiamati alla furbizia, ma il riferimento del serpente è per la sua prudenza. Questi due aspetti devono essere contestuali, non si può essere solo prudenti, o solo semplici (men che meno furbi). Ciò non è dallo Spirito Santo ma dallo spirito dell’uomo. Lo Spirito Santo invece ci da la capacità di essere contestualmente prudenti e semplici. E’ soprannaturale, e deve essere il nostro obiettivo.

v.19-20 Per difenderci dalla condanna degli uomini che ci vedono seguire Cristo, abbiamo bisogno delle parole che vengono dallo Spirito Santo. Per evangelizzare e portare la Buona novella, abbiamo bisogno delle parole che vengono dallo Spirito Santo. Ogni giorno nella nostra vita faremmo bene a cercare la guida dello Spirito Santo, e dire solo quello che ci dice lo Spirito. In questo brano si parla di persecuzione, però come potremo essere pronti se non impariamo sin d’ora a vivere e riconoscere la voce dello Spirito di Dio?

v.22 Seguire Cristo attirerà verso di noi l’odio. Non dobbiamo stupirci, il Signore ci ha avvisati. Dovremmo in caso meravigliarci e preoccuparci se non veniamo perseguitati. In tal caso preghiamo e chiediamo allo Spirito di farci vedere come mai (e forse potremmo scoprire che non siamo affatto “testimoni di Cristo”, che anche se Gesù ci ha mandati, noi abbiamo risposto “andrò” ma poi non siamo andati, come dice in Matteo 21:28-32).

v.27 La predicazione del Vangelo deve essere fatta pubblicamente. Bisogna raggiungere le masse, a costo della vita.

v.28 Non temere chi può uccidere il corpo, ma temi Dio che può far bruciare l’anima all’inferno.

v.32-33 In tutta la Bibbia e in tutto il Nuovo Testamento è spiegato che non dobbiamo vergognarci di Cristo o del Vangelo, ma questi versetti la mettono giù molto dura: chi si vergogna di Cristo, o lo rinnega, o semplicemente non trova interessante parlare di Lui alla gente, riceverà lo stesso trattamento da Gesù alla fine dei tempi (verrà rinnegato, Gesù si vergognerà di lui, oppure verrà ignorato).

v.34-37 La Bibbia ci parla di onore e rispetto verso i genitori. Qui Gesù non sta contraddicendo il messaggio della Parola, ma invece sta affermando che seguirLo causerà persecuzione persino dai propri cari, e che nonostante questo, siamo comunque chiamati ad onorarli e amarli, qualora ci vogliano allontanare da Gesù, o anche solo essere messi prima di Gesù. Dobbiamo essere pronti a rifiutare questo inganno del diavolo. Dio e il diavolo sono esistiti prima dei nostri cari, e combattono questa battaglia da millenni. Anche se i nostri cari sono ingannati dal diavolo, noi non dobbiamo caderci, e chissà che la nostra testimonianza, anche estrema, non possa aprire loro gli occhi.

v.38-39 Seguire Gesù significa prendere la propria croce e seguirlo, altrimenti non saremo con Lui in cielo. Seguire Gesù è questione di vita o di morte: di morte sicura (alla nostra volontà e al nostro ego) se vogliamo seguirlo in cielo; di vita apparente (nelle nostre umanità e volontà) ma in realtà morti spiritualmente, in attesa della morte finale alla fine dei tempi.
La vera vita si ottiene rinunciando alla nostra vita attuale.

v.41 Onorare un servo di Dio, ha grande valore davanti a Dio. La chiesa è chiamata a riconoscere e onorare nel modo appropriato i doni, i ministeri e le chiamate di ognuno.

clicca qui per andare al capitolo 11