Matteo – Capitolo 16

clicca qui per andare al capitolo 15

v.4 I malvagi e traditori (di Dio) che chiedono un segno, non l’ottengono, se non il segno di Giona: come Giona stette 3 giorni e 3 notti nel ventre del grande pesce prima di essere rigurgitato vivo sulla spiaggia, così Gesù morirà e starà nel “ventre” della terra per 3 giorni e 3 notti e poi tornerà in vita. Gli ipocriti infatti si avvicinano a Dio per metterlo alla prova e in difficoltà, senza volersi mettere in discussione (v.1). I fedeli a Dio invece possono chiedere segni e miracoli, perché non lo fanno per metterlo alla prova, ma per necessità e certezza della Potenza di Dio!

v.12 I credenti devono guardarsi dagli ipocriti e da coloro che onorano Dio con le labbra, ma non con la loro vita e con il loro cuore. Se una guida non ama Dio, veramente e profondamente, scappa! L’insegnamento di tali persone, rovina la chiesa e le anime! L’amore per il Signore deve pervadere l’intero essere delle “guide” e di ogni credente.

v.16 Pietro dichiara Gesù essere il Messia promesso.

v.18 Qui Gesù fa un gioco di parole con il nome “Pietro”. Petros significa “piccolo sasso”, mentre Petra significa “Roccia, grande masso, pietra angolare”. “Tu sei un piccolo sasso e su questa pietra angolare (la verità che ha appena proferito, ovvero che Gesù è il Messia) edificherò la mia chiesa e le porte dell’Ades non la potranno vincere”. La pietra è Cristo (e la rivelazione della Sua identità) non Pietro (At. 4:11-12, 1 Co. 3:11, Ef. 5:23, 1 Pi. 2:6-7)! Inoltre Pietro dichiara che tutti i credenti sono “pietre” viventi come lui (1 Pi. 2:5).

Ricordiamoci sempre che la chiesa non appartiene a Pietro, a un pastore, a un sacerdote, a un papa o a un apostolo. Cristo dice “la mia chiesa”! Noi gli apparteniamo, e dipendiamo da Lui! Senza di Gesù siamo niente, “senza di me non potete fare nulla” (Gv. 15:5), neanche avendo il più grande uomo/santo sulla terra a capo della chiesa locale o mondiale. Il “capo” rimane sempre Cristo.

v.19 Il potere di legare e di sciogliere, che qui Gesù affida a Pietro, due capitoli più avanti verrà affidato sempre da Gesù a tutti i credenti. Quindi Pietro non possiede, e non ha mai posseduto, un’autorità speciale che non possa essere anche nostra. O almeno questa uguaglianza di autorità è sicuramente valida per quanto riguarda il potere di legare e sciogliere (18:18).

v.20 Gesù chiedendo loro di non dire di essere il Cristo, lo conferma.

v.21 Gesù preannuncia la Croce.

v.23-27 Pietro, lodato pochi versetti prima, ora viene redarguito molto duramente. Anche noi dobbiamo stare in guardia dal passare facilmente dallo spirituale al carnale. Le cose spirituali si giudicano spiritualmente. Abbiamo decisamente bisogno di cercare di far nostro “il senso delle cose di Dio” altrimenti andremo fuori strada. Facciamo parlare lo Spirito di Dio e non la nostra carne. Permettiamo allo Spirito di trasformare i nostri pensieri. Dal v.24 Gesù spiega che dobbiamo rinunciare a noi stessi, se vogliamo evitare di cadere nella carnalità e fare errori come Pietro nei versi precedenti. Se non “perdiamo” la nostra vita per causa di Gesù, non costruiremo nulla per il cielo. Solo morendo a noi stessi potremo vivere in Cristo e vivere ricevendo rivelazioni dall’alto.

v.27 Qui Gesù non sta dicendo che le opere concorrono alla salvezza (in quanto siamo salvati per grazia e non per opere Ef. 2:8-10). Invece sta dicendo che da salvati, se operiamo nel e per il Regno di Dio qui sulla terra, ne otterremo in cielo un premio proporzionale all’opera fatta qui in terra.

v.28 Letteralmente “nel suo regno” lo si può tradurre anche “nella sua regalità”. L’accenno è ovviamente collegato a quello che accade “sei giorni dopo” nel capitolo seguente: la trasfigurazione (17:1-13). Il corpo trasfigurato sarà la normalità per i credenti nel regno dei cieli (vedi Filippesi 3:21).

clicca qui per andare al capitolo 17