Matteo – Capitolo 3

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v.2 Giovanni Battista prima, poi Gesù (4:17), e infine Pietro (Atti 2:38), predicarono ravvedimento (metanoeo=pentirsi, cambiare il proprio pensiero umano e carnale, cambiare l’interno di noi stessi specialmente in riferimento all’accettare la volontà di Dio invece di seguire la nostra). In un certo senso, prima andavamo in una direzione umana e religiosa, poi Gesù ci ha chiesto di fare un’inversione a U per prendere i Suoi pensieri e i Suoi scopi.

1a PARTE: abbandonare il timone della propria vita/pensieri donandolo a Dio!

2a PARTE: frutto visibile di questo pentimento e cambiamento di pensiero (v.8).

v.3 La venuta del Battista era stata profetizzata secoli prima (profezia adempiuta di Isaia 40 specialmente versetti 1-11, ma anche altre profezie dell’Antico Testamento).

v.8 Il vero ravvedimento mostra del frutto spirituale. Non solo quello che diciamo, ma anche quello che mostriamo e che facciamo per mezzo della rivelazione dello Spirito.

Il frutto del ravvedimento è il frutto dello Spirito che si produce solo facendosi guidare dallo Spirito: è Lui che fruttifica dal nostro interiore (Galati 5:16-26, Romani 8:1-17, etc…). Per produrre frutto abbiamo soltanto bisogno di lasciare spazio allo spirito Santo nella nostra vita, abbandonando a Lui la nostra volontà e i nostri pensieri. Essendo appunto un “frutto”, è composto di diverse parti e ne troviamo l’elenco in Galati 5:22: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo.

v.10 Chi non fa frutto è tagliato e bruciato (=perduto), non chi non fa opere. Le “opere” (Opere=praxèis, èrga, sono termini simili e significano “azione, lavoro, opera, frutto, l’agire”) sono nella carne perché vengono da noi e speriamo di ottenerne un premio o un’espiazione delle nostre colpe.

v.11-12 La parola battesimo deriva dal sostantivo “baptismos” che significa immersione. Nel cammino cristiano si viene immersi in nuove realtà. Il battesimo in acqua, cioè l’atto di dedicare la propria vita a Gesù e mostrare la propria decisione immergendosi interamente in acqua nella cerimonia battesimale confessando di voler seguire Gesù per il resto della propria vita, ha il significato di mostrare esteriormente il pentimento interiore.

I veri credenti, nati di nuovo, in Gesù ricevono il battesimo nello Spirito Santo. Questo battesimo può concretizzarsi in diversi modi, non per forza con la manifestazione delle lingue, anche se molto frequenti. Inoltre è da chiarire che la manifestazione delle lingue non implica obbligatoriamente l’avere anche il “dono delle lingue” (per un approfondimento su questo argomento leggere 1 Corinzi capitolo 12 e relativi commenti). Il battesimo nello Spirito Santo nella vita dei credenti è “raccogliere il grano nel granaio”, cioè aumentare e rafforzare l’opera dello Spirito in questo mondo tramite la Chiesa.

Infine si parla di un battesimo con il fuoco, che si concretizza nel “bruciare la pula con fuoco inestinguibile. Questi due versetti trattano gli stessi argomenti, e qui con il “fuoco” Giovanni Battista sta spiegando che la venuta di Gesù concretizza anche il giudizio su coloro che rifiutano Lui e lo Spirito Santo. La venuta di Gesù ha comportato il pagamento dei debiti che avevamo in quanto peccatori. Questo pagamento va ricevuto e vissuto per non bruciare nel fuoco inestinguibile. Abbiamo la libertà di vivere per noi stessi, ma solo al costo di attirarci una condanna peggiore. Il battesimo nello Spirito Santo non è un optional, ma l’unica nostra salvezza per vivere pienamente in Dio e non bruciare nel fuoco eterno. Non si può fare il battesimo in acqua e poi bloccare la propria crescita spirituale. In Apocalisse 3 si parla della chiesa di Laodicea, definendola tiepida “Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca.”. Non si può dire di essere credenti e non ricevere lo Spirito Santo. In questo modo si sarà i “tiepidi” che verranno vomitati.

v.16-17 In questi due versetti sono presenti tutte e 3 le persone della Trinità. Il Figlio in terra, su cui discende lo Spirito Santo, mentre il Padre dal cielo chiama Gesù il Suo “Figlio amato”. Qui Dio ha voluto comunicare una verità che noi abbiamo definito “Trinità”. Questa parola non è biblica, ma il concetto lo è. Ovviamente una parola umana non può spiegare la pienezza di Dio. Noi facciamo del nostro meglio per diffondere la conoscenza di Dio (2 Corinzi 10:5), e uno dei modi è anche l’inventare dei termini che possano farci comprendere meglio delle verità bibliche. Ciò non vuol dire che una verità debba essere sminuita.

Letteralmente il Padre definisce il Figlio: “Questo è il mio amato Figlio, di cui sono molto soddisfatto.” Il rapporto tra le 3 persone della Trinità è di perfetta sintonia, simbiosi e amore.

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