Matteo – Capitolo 6

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Capitolo contro l’ipocrisia e l’apparenza, e a favore dell’altruismo, della sincerità e dell’amore verso il prossimo come aspetti normali del Regno di Dio. Si presenta la vita del cristiano come bisognosa di essere parte di nuove leggi e nuovi modi di fare e di essere, che siano in linea con il Regno dei cieli e la Volontà di Dio.

v.1 Condanna dell’apparenza religiosa, della fede esteriore e non profonda. “Guardatevi…” in greco è prosèche, cioè “fare attenzione a / pericolo nel…”. In altre parole questo versetto dice: “C’è pericolo nel fare la propria giustizia per essere visti e approvati dagli altri, in questo modo è come non avere fatto niente davanti a Dio in quanto vi sarete già presi il premio dagli uomini, quando invece è molto meglio il premio che vorrebbe darci Dio e che ci darebbe se noi non ricercassimo il riconoscimento degli uomini.

v.3 Il cristiano è chiamato a praticare l’elemosina. Dà soldi per aiutare il prossimo, ma senza essere visto, o per averne un premio. Di certo non organizza serate di beneficenza dove mostrare chi dona di più. E dando nel segreto, Dio stesso darà una ricompensa.

v.5-6 Anche la preghiera non deve essere utilizzata per mettersi in mostra. In questo senso è meglio pregare nella propria cameretta, a tu per tu con Dio. Ovviamente Dio esaudisce anche preghiere fatte in pubblico, invece in questi versetti Gesù enfatizza che Dio ascolta ed esaudisce le preghiere fatte nel segreto della cameretta. Ci possono essere diverse motivazioni per spiegare questa enfasi, ma sicuramente le più importanti sono il comprendere che Dio è così grande da non aver bisogno di sentire grida o lamenti. Che è così buono da non aver bisogno di essere sensibilizzato da una moltitudine di persone sofferenti. Che non è un avversario che cerca di metterci in difficoltà, ma è un padre che desidera stare vicino ai Suoi figli e farli felici.

v.7-8 Pregare=parlare con Dio. Questa è un esortazione a limitare le parole nella preghiera. Bisogna anche stare in ascolto e non parlare solo noi, anche perché il Padre sa già quali sono “le cose di cui avete bisogno”. Quindi non serve usare la preghiera per convincerlo, per informarlo, per indirizzarlo, per sensibilizzarlo. Invece la preghiera serve per conoscere Dio, il Suo cuore, la Sua volontà e il Suo Regno. Pregare serve anche per fortificarci in Lui, e permetterci di mettere in ordine la nostra vita.

v.9-13 Il Padre nostro

A chi dobbiamo rivolgerci, a Dio, al nemico o a noi stessi? Ci sono alcune correnti che insegnano di parlare direttamente con il nemico per mandarlo via o ridarci ciò che ci ha rubato, ma Gesù non insegna questo, a meno che non ti ritrovi il nemico stesso davanti nel deserto. Poi ci sono i credenti “simpatizzanti” che confidano nelle proprie forze, e non possono riuscire nei loro progetti. I veri credenti confidano in Dio e chiedono a Lui di operare, ma ricercando prima il Suo Regno! (v.33)

In quale posizione siamo? Siamo in una posizione di sottomissione (“sia santificato il Tuo nome…”), eppure autorità perché Dio non opera se non lo chiediamo noi! Infatti il Suo Regno non viene se noi non lo chiediamo. La Sua volontà non viene fatta se non glielo chiediamo. Il Signore ci ha dato autorità di adempiere la Sua volontà solo alla nostra richiesta. Se questo mondo va in rovina, la colpa principale non è né del nemico e né dei peccatori che non cercano Dio, ma della Chiesa che dorme!

Allora cosa dobbiamo chiedere? Che venga il Suo regno (non il mio), cioè che regni Lui sulle persone e le situazioni secondo le Sue leggi. Che sia fatta la Sua volontà non la mia, quindi vivere per i Suoi piani e la Sua benedizione in questo mondo come avviene nei cieli.

La Sua volontà è fatta in cielo, nostro compito è chiedere che venga fatta anche qui sulla terra.

In questa preghiera vediamo un atteggiamento umile verso il Padre celeste, non arrogante, eppure di autorità nello Spirito. Qualcuno che ha dei bisogni, come il mangiare e lo stare lontano da situazioni di tentazione e di inganno, ma è consapevole che Dio è tutto e noi solo la creatura. Qualcuno che ama se stesso, ma soprattutto Dio e il Suo Regno e ciò verrà ribadito al versetto 33.

v.14-15 Se non perdoniamo il prossimo, la nostra vita rimane bloccata in catene. Vivremo male e non otterremo il perdono di Dio per i nostri sbagli.

La verità che ci vuole trasmettere questo brano è il vivere con la consapevolezza che ognuno di noi commette e commetterà errori, per cui visto che noi abbiamo bisogno del perdono di Dio sulla nostra vita, non possiamo essere arroganti, anzi dobbiamo diventare accoglienti ed essere in grado di perdonare.

v.16-18 Anche il digiuno deve far parte della vita interiore, e non essere mostrato agli altri.

v.19-21 Il nostro cuore deve essere dedicato alle cose di Dio. I nostri pensieri devono appartenergli. Non dobbiamo cercare ardentemente né le ricchezze, né la fama.

v.22-24 Nessuno può avere più dei. Se deifichiamo il denaro o qualsiasi altra cosa, questa prenderà il posto di Dio.

v.25-32 Se lavoriamo duramente e ci arricchiamo per preoccupazione di non avere i soldi sufficienti per mangiare o vestirci, dobbiamo sapere che questa preoccupazione è sbagliata e ci allontana da Dio. Dio promette di provvedere per le vite di coloro che si affidano a Lui.

L’ansietà per le cose di questa vita non deve essere presente in noi, anche perché non ci porta alcun beneficio. L’unico che può portare benefici è Dio in persona (Lui può aggiungere un’ora alla nostra vita, la nostra ansietà no).

v.33-34 L’affanno e la preoccupazione sono deleteri per il benessere di chiunque. Tutte le cose necessarie nella nostra vita, saranno date in più a chi cerca il Regno di Dio e la Sua giustizia. Non ci sono altre attività prioritarie nella vita del cristiano. Ovvio che lavoreremo, mangeremo, dormiremo e svolgeremo molte altre cose apparentemente non “cristiane”, ma queste cose funzioneranno bene quando la priorità e l’obiettivo della nostra vita e della nostra preghiera, verrà dato al Regno di Dio e alla Sua giustizia.

Il Regno di Dio è “giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Romani 14:17). Questo significa che la priorità nella nostra vita deve essere la ricerca della vita nello Spirito: solo in questo modo non manifesteremo le opere della carne, ma il frutto dello Spirito! (Galati 5:16-26)

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