Matteo – Capitolo 7

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v.1-6 Il Signore ci chiama a non “giudicare”, ma non in termini assoluti. Il non giudicare è messo in relazione all’essere giudicati e misurati della stessa misura. L’ipocrisia fa condannare l’altro che commette le stesse cose che commettiamo noi, quando l’altro viene scoperto e noi no. Giudicare da ipocriti è una auto-condanna!

Giudicare dando l’immagine che noi non sbagliamo, è il secondo peggior modo di giudicare, ed è ciò contro cui si scaglia il nostro Signore. Dare l’impressione che noi non faremmo mai errori “del genere”, ci fa essere arroganti e non veritieri. E’ un’altra forma di ipocrisia.

Però nello stesso capitolo ma più avanti, leggiamo (v.15-16) che siamo chiamati a “giudicare”/riconoscere e anche condannare i frutti dei falsi profeti (qualcuno che in nome di Dio insegna ciò che è falso, dichiara cose che non sono in accordo con gli insegnamenti di Dio scritti nella Sua Parola, non è in accordo con ciò che Gesù insegnava).

In Giovanni 7:24 leggiamo “Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate secondo giustizia”. Quindi qui Gesù condanna l’aspro giudizio del moralismo legalista, ma dall’altro lato esige l’esercizio del discernimento teologico e morale. Analizzare gli errori degli altri per non ripeterli. Dobbiamo giudicare la vita delle persone e non tanto l’apparenza, specialmente se sono “guide religiose”, pastori, preti, sacerdoti, predicatori, ma anche nel caso di persone cui affidarci, con cui collaborare o cui chiedere consigli, secondo quanto sta scritto anche nel Salmo 1 “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori, né si siede in compagnia degli schernitori”. Ormai la chiesa odierna ci ha abituati a fidarci di autorità sconosciute e lontane, delle quali sappiamo poco o niente, eppure Gesù ci dice di guardare le persone con cui vogliamo costruire un percorso umano o spirituale, e guardarle in profondità, giudicando i frutti che portano.

Non dobbiamo essere guidati da una giustizia personale, da vendetta o odio. I nostri sentimenti devono essere puri, per l’edificazione e il recupero. Aperti al perdono, ma non alla stoltezza. Un pedofilo che si pente e riceve Cristo, può essere perdonato, ma di certo non lo tenteremo facendolo lavorare nella scuola domenicale o come insegnante scolastico. Chi tenta è il diavolo e la nostra concupiscenza, e non dobbiamo farci guidare dal demonio o dal male (o dalla stupidità)!

Dobbiamo ricordarci che la trave del nostro occhio è sempre più grande della pagliuzza nell’occhio del fratello (v.3-5).

Però dobbiamo anche discernere chi sono i “cani” e i “porci” (v.6) cui non dobbiamo dare ciò che è santo, men che meno le perle (ricchezze spirituali).

Un buon giudizio da praticare è proprio il saper distinguere i porci dai fratelli, e per fare questo i frutti, il parlare e le azioni sono già un ottimo elemento di analisi. Il rischio che corriamo non volendo fare questo “giusto giudizio” è che poi le perle spirituali vengano calpestate e noi veniamo sbranati!

v.7-11 Questo brano ci esorta ad uscire dall’inoperosità e dalla passività, perché se chiediamo e bussiamo, quindi se preghiamo e portiamo avanti il Regno di Dio, vedremo del risultato e la Sua benedizione, la Sua risposta. Noi che siamo malvagi riusciamo a dare buoni doni, quanto più Lui che è il Padre buono, riuscirà a dare buoni doni a chi glieli chiede! Non aver timore e chiedi, prega, e confida che Lui è il Padre buono, buono per eccellenza!

v.12 La religione (cattolica, indù e buddista, ma anche alcuni rabbini precedenti Gesù) ha storpiato questo versetto e questo concetto, mettendolo al passivo, perché lo scopo della religione è legare l’uomo. Quindi “non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te” anche se comunque apparentemente buono, è in realtà una guida al distacco e all’azione (o inazione) carnale. Gesù in verità ha detto “quello che volete che gli uomini vi facciano, fatelo voi a loro” quindi per primi. Per cui se vuoi amore, ama! Se vuoi amicizia, sii amico! Se vuoi comprensione, comprendi! Se vuoi essere ascoltato, ascolta! Se vuoi essere cercato, cerca! La “Legge” tanto odiata dagli “iper-grati” è proprio amare il prossimo. La legge e l”ipergrazia” non vanno in direzioni diverse, ma anzi vanno dalla stessa parte, nell’esecuzione del piano di amore del Padre Buono.

v.13-14 La perdizione esiste. Qui non lo nomina esplicitamente, ma l’inferno esiste e il grosso delle persone va lì. Non nascondiamoci dietro un dito! La strada e la porta che conducono alla “Vita” sono strette e in pochi la trovano. Non per volontà di Dio, ma per volontà delle singole persone che si lasciano attrarre dall’apparenza.

v.15-20 Profeta è qualcuno che parli come portavoce di Dio, che proclami la mente e il messaggio di Dio, che qualche volta predica il futuro ma più frequentemente comunichi il messaggio di Dio per una particolare situazione.

Falso profeta è qualcuno che in nome di Dio insegna ciò che è falso, dichiara cose che non sono in accordo con gli insegnamenti di Dio scritti nella Sua Parola, non è in accordo con ciò che Gesù insegna.

L’apparente paradosso è che “non dobbiamo giudicare, ma dobbiamo giudicare”. Dobbiamo analizzare il frutto spirituale delle persone. Gesù qui ci dice che non basta che uno si dica “vicario di Dio in terra”, o “intermediario di Dio”, o “profeta”, “ministro”, “pastore”, “prete”. Ogni albero dà il proprio frutto, e il più delle persone che si dicono cristiane o che addirittura hanno delle responsabilità nelle chiese, in realtà sono dei lupi rapaci, o dei cattivi alberi che non danno un buon frutto, per cui verranno tagliati e gettati nel fuoco (inferno). DOBBIAMO RICONOSCERE I FRUTTI DELLE PERSONE, e non il titolo!

NO all’attivismo, SI’ al frutto dello Spirito che opera in noi e produce in noi!

NON solo entusiasmo (che di solito è limitato nel tempo), MA una continua pienezza nello Spirito Santo!

NO buone opere fini a sé stesse, MA vivere nella grazia e agire motivati dall’amore!

NO Apatia o inattività, MA frutto attivo operante in noi e tramite noi!

v.21-23 Questo brano non annulla la profezia o la guarigione divina, ma ci mette in guardia contro il credere di essere salvati solo perché facciamo cose “religiose”, “spirituali”. La vera spiritualità la stabilisce Dio e non l’uomo. Né io né te. Purtroppo questa vera situazione spirituale delle persone, verrà mostrata pubblicamente solo quando sarà il momento di entrare nel Regno dei cieli. In quel giorno si vedrà che molti che “dicono Signore Signore” e cioè si proclamano seguaci di Gesù e del cristianesimo, in realtà non lo sono. Addirittura persone che hanno avuto responsabilità spirituali su chiese, e che hanno operato miracoli e buone opere, in realtà non “conoscevano Dio” (=non amavano Dio). La discriminante è se si ama Dio o no, se si compie l’opera di Dio o la propria opera. Il ministero (servizio) di Dio o il nostro.

Gesù non dice che non era vero che loro avevano cacciato demoni o operato miracoli. Probabilmente era anche vero. Il problema stava nel fatto che queste persone hanno operato senza conoscere Dio. Nel concetto ebraico, con “conoscere” frequentemente si intende “relazione profonda” o “intima”. NOI DOBBIAMO OPERARE IN PROFONDA RELAZIONE CON DIO.

v.24-27 Ascolto e Pratica! Seguire Gesù non è part-time, un hobby, un’ideologia. Non è qualcosa che si sente e poi si dimentica. Non è qualcosa che si impara, ma poi si continua la vita come sempre. Bisogna ascoltare con attenzione Gesù che parla, e agire in base a ciò che dice! Solo così sarai avveduto e la tua casa (cioè la tua vita) non franerà, solo se è fondata sulla roccia, che è Cristo! Allora le tempeste della vita ti colpiranno, ma non potranno travolgerti!

v.28-29 Gli insegnamenti di Gesù sono diversi da quelli di chiunque altro, perché vengono detti da qualcuno che ha veramente autorità e potenza. Qualcuno che parla di vera vita e che spiega come è veramente fatto l’essere umano. Al contrario degli studiosi e dei religiosi.

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