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Gesù vive – servizio di battesimo

Gesù vive! Con il messaggio di oggi voglio mostrarti cosa significa e quali sono le implicazioni del fatto che Gesù vive, partendo e finendo con il battesimo, italianizzazione della parola greca Baptismos che significa immersione.

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Rosso e oro i colori della Pasqua

In questo messaggio vedremo il rosso e l’oro che c’è nel messaggio di Pasqua. Capiremo il perché della morte in croce, e perché è fondamentale per te e me!

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La potenza della croce

La Croce di Cristo non è una sconfitta, ma anzi porta con sé un messaggio di potenza, vittoria e liberazione! Nel messaggio di oggi voglio mostrarti come possiamo prendere il 100% del messaggio della croce per vincere nella vita!

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Tutto sulla croce

In questo studio dirò tutto quello che ho scoperto riguardo la croce, da un punto di vista etimologico, storico e archeologico, approfondendo il greco, il latino e la Bibbia.

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Chi sono in Cristo?

Siamo in una società piena di gente confusa, che non sa che scelte fare nella vita, a che genere appartenere, che lavoro fare, che partito votare, a volte anche i “cristiani”! La gente non sa da dove viene e cosa fare, ma Dio offre un’identità a chi crede in Gesù. Scopriamo chi siamo in Cristo.

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Dio: voce del verbo amare

Dio: voce del verbo amare
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Sapete che Dio è amore? Sapete che se dite di aver bisogno di amore, state dicendo di avere bisogno di Dio? Oggi spiegheremo perché il Padre Celeste non prova amore (almeno non solo), ma è amore! E’ anche “giusto” e anche “santo”, e ci sono anche altri attributi molto importanti riguardo Dio, ma per definizione vedremo che Dio è amore.

1 GIOVANNI 4:8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

-Quindi Dio non solo prova amore, ma è amore! E’ la Sua essenza, è la Sua caratteristica.

-A nostra volta, se non “conosciamo” Dio, cioè non abbiamo un rapporto personale come “coppia” con Dio, come se fossimo sposati con Lui, non potremo amare come Lui, non potremo offrire l’amore che viene da Lui, e non adempiremo lo scopo della nostra vita.

Provare amore per qualcuno, non vuol dire solo desiderare di stare con quel qualcuno, ma vuol dire anche volere il bene di quel qualcuno, sia emotivo, che mentale, che fisico e spirituale. Non possiamo amare qualcuno solo sotto uno di questi aspetti. Dio non ci ama solo da un punto di vista spirituale e non ci ama da un punto di vista mentale ed emotivo, etc…

-In passato abbiamo già letto che Dio il Figlio è associato alla grazia, mentre Dio lo Spirito Santo alla comunione. Infatti sta scritto in 2 CORINZI 13:13 La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

-Il Padre, che di solito viene dipinto come un vecchio rimbambito, crudele e tiranno, invece è associato all’amore. Ovviamente tutte e 3 le persone della Trinità sono amore, ma è probabilmente una caratteristica principalmente “paterna” e “materna”. Il Padre non è “maschio/uomo”, ma volendo vedere meglio il Padre è genitore senza attributi sessuali, quindi può essere Padre e Madre, senza essere maschio o femmina.

1 GIOVANNI 3:1 Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

-Il Padre Celeste aveva già un Figlio, stupendo e perfetto, ma voleva avere molti altri figli da amare. Così ha mandato Suo Figlio alla tua ricerca per adottarti e darti un regno e un eredità. La caratteristica è “conoscere” Dio (cioè avere un rapporto di amore con Dio), infatti “il mondo” cioè quelli di fuori non lo conoscono (cioè non hanno un rapporto di amore e personale con il Padre, di conseguenza non possono avere un rapporto di empatia né con noi e né con il Padre Celeste)!

GEREMIA 31:3 Da tempi lontani il SIGNORE mi è apparso. «Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà.

-L’amore di Dio è eterno, non ha né una data di produzione, né una data di scadenza! Non ha un inizio e non ha una fine! In questo brano, l’amore è rivolto al popolo di Israele, non per i meriti del popolo, ma perché l’amore è insito in Dio, da sempre, e per sempre.

1 GIOVANNI 4:10 In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.

-Questo versetto spiega che Dio non ti ama perché lo ami, ma Dio ti amava prima che tu lo amassi. Dio ama e basta, e non c’è niente che potrai fare per farlo smettere di amarti, perché non può smettere di essere sé stesso. Il Suo amore è che Lui ha amato noi quando noi non amavamo Lui o non potevamo mostrarGli amore. Allo stesso modo noi siamo chiamati ad amare Lui anche quando non sembra che Lui ci ami. Forse senti Dio lontano, o forse non lo senti, sappi che Dio è vicino anche quando non Lo senti, e ti chiama ad amarLo e adorarLo anche in questi momenti.

GIOVANNI 3:16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

-Dio è amore e Dio ama. Lui ama il mondo, anche se il mondo non lo ama. Ha amato noi, anche quando eravamo nemici (Romani 5:10).

-A questo punto facciamo un analisi dall’ebraico. Il Tetragramma sacro è il nome proprio di Dio, di cui conosciamo le consonanti, ma di cui non conosciamo le vocali, perché il popolo di Israele, in un eccesso di zelo per non far nominare in vano il Suo nome, ha scelto di nascondere le vocali. Le lettere del Tetragramma sono le seguenti in ordine da destra a sinistra: Yod, He, Vav, He. All’interno del tetragramma abbiamo quindi uno Yod, una Vav e due He. Yod significa “mano e braccio” e ricorda la mano e il braccio dell’Onnipotente (GIOVANNI 12:38, etc…) riferito quindi allo Spirito Santo. Vav significa “chiodo della tenda-picchetto” e ricorda i chiodi utilizzati per crocifiggere Gesù in croce. He richiama lo sfiatatoio, pensate per esempio a quello della balena, come a dire che Dio è il nostro respiro, la nostra vita, ma anche l’amore quando ti manca il respiro, che si ansima.

Un’altra parola con doppia He è ahavah cioè appunto “amore”, Dio (il Padre) infatti ha tanto amato il mondo da mandare Suo Figlio (GIOVANNI 3:16), e abbiamo letto 1 GV 4:8 “Dio è amore”.

La rima nella poesia ebraica, non si fa per vocali come in italiano, ma per numero di sillabe, quindi il Tetragramma sacro e la parola amore fanno rima! (secondo il Delitsch hanno la stessa vocalizzazione e pronuncia).

Ben 2 consonanti su 4 sono in comune, forse la vocalizzazione, in più Giovanni, Paolo e altri evangelisti e profeti ci hanno trasmesso il messaggio centrale dell’amore di Dio. Possiamo quindi concludere dicendo che Dio non ha amore, ma Dio è amore, è il nostro respiro, è Colui che ci ha dato la vita ed è la nostra vita. Non siamo chiamati a conoscere Dio in un senso cerebrale, ma siamo chiamati a “conoscere” Dio come due persone che si amano in modo completo. Vi invito a pensare questa settimana a Dio come al vostro fidanzato e innamorato! A farci mancare il respiro per il nostro Dio d’amore! Mettere da parte dottrine, ragionamenti e emotività umana, per seguire il Padre d’amore!

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La Venezia che non ti aspetti.

Quanti di voi hanno vissuto la meraviglia di vedere questa stupenda città con i propri occhi?
Noi abbiamo avuto questo onore oramai 8 anni fa. Ma i ricordi di quel viaggio sono vividissimi.
Quell’odore di mare e umidità che ti permea le ossa, le stupende ville che si specchiano in tutta la loro maestosità su quegli stretti canali in un gioco di riflessi e colori, piazza San Marco, i ponticelli, le chiesette nascoste, i dettagli, le pantegane (sì anche quelle), i colori di Burano…
C’è uno strano senso di libertà nel viaggiare, specialmente se è un momento di spensieratezza da condividere con la persona che ami, come se alcune cose potessero rimanere indietro.

In realtà niente rimane indietro. Dio ha promesso di essere al nostro fianco sempre. E man mano che vivo, questa realtà è sempre più concreta. Forse prima non ci fai caso, pensi sia il “caso”, ma dietro a quello che comunemente si chiama “caso” c’è la mano di Dio all’opera.

Stavamo aspettando il traghetto per andare a visitare l’isola di Burano. Ne avevo sentito parlare molte volte, avevo visto immagini che la ritraevano ma non avevo idea di cosa mi aspettasse, e nè avevo idea di cosa Dio avesse in piano per me.


Salimmo sul traghetto. Mi voltai. E vidi un enorme palo al quale era ancorato il traghetto, e su questo palo erano conficcati dei chiodi enormi, arrugginiti, belli sporgenti, quanto bastava per permettere alla corda che ci teneva ancorati a lui di non finire in acqua.
Fu come un flashback che mi ha riportato alla crocifissione di Cristo. Quei chiodi ebbero per i minuti successivi tutta la mia attenzione. Il mio cuore e il mio stomaco si contorcevano all’idea che chiodi simili erano stati conficcati nelle mani e nei piedi di Cristo.

Mi arrabbiai con Dio.
Quante volte lo facciamo, lo faccio… recalcitro quando Lui vuole insegnarmi qualcosa che lì per lì fa male, ma poi porta verità e maturità nella nostra vita. E la verità della croce porta con sé un messaggio importantissimo.
Non capivo quale motivo avesse per “invadere” il “mio” spazio, la “mia” vacanza, i “miei” sentimenti di gioia e allegrezza con un messaggio così crudo e forte. Perché proprio ora?
Nonostante i miei 12 anni dal battesimo forse dovevo interiorizzare ancora meglio qualcosa. E quel “qualcosa” ora lo chiamo “la forza della Croce”.
La crocifissione è sicuramente una delle torture più atroci che esistano. Non puoi alleggerire il peso sulle mani puntando sui piedi perché significherebbe fare pressione lì dove punta il chiodo sui piedi, e non puoi alleggerire la pressione sui piedi perché significherebbe aumentare la pressione sui chiodi che sorreggono le mani. Aggiungiamo a questo le torture delle frustate, la corona di spine, il costato trafitto…

E tutto questo… per me?
Una ragazza ingrata che in quel momento non voleva intrusi nella sua vacanza?
Carlo vide il mio viso… capì subito che dentro di me stava succedendo qualcosa.
“Cosa succede?” mi chiese.
Io, superba, ingrata, vergognosa “Niente”.
“Che c’è?” mi richiese più dolcemente.
In mezzo a tutta quella gente non volevo parlare di quello che stavo provando.
Accennai un “Quel palo… quei chiodi… mi ricordano…la…”
“La Crocifissione di Gesù… Dillo, non esitare…” disse lui con quella sua semplicità disarmante. Io non avevo il coraggio di dire quelle parole. Non lì, non in quel momento. Le disse lui per me.
Mi voltai, guardai il mare, e lasciai che la brezza portasse via le lacrime ingiuste che rigavano il mio viso.

Mi stavo vergognando di Cristo.
Mi sentii come se lo stessi tradendo.
Sara. Avresti dovuto esserci tu su quella Croce. Era la tua carne quella che doveva essere forata, non la sua. Eppure lui era lì appeso. Per te. Perché Dio ha scelto di amarti quando ancora non lo conoscevi dandoti una via al suo cuore. La grazia, non ricordi? Gesù al posto tuo.

La grazia.
Quella alla quale mi appellai immediatamente per “rimediare” a quanto avevo fatto… o meglio, NON avevo fatto, ovvero essere testimone in ogni momento del suo amore e della sua grazia.
Quella alla quale mi appello tutti i giorni per “rimediare” alle miliardi di cose che sbaglio e che voglio migliorare di me.
Già, “rimediare” l’ho messo volutamente tra virgolette ben due volte. Sì, perché l’unico suggerimento che Cristo dà al peccatore è “Và, e non peccare più”: non indugiare nell’errore, correggiti, non perché da solo puoi dimostrargli quanto vali, ma perché, reso libero dall’amore di Cristo per te dal dover dimostrare chissà cosa, tu possa nella libertà cambiare per amore di Cristo.
E per amore di Cristo poi sei disposto a fare cose che prima non avresti mai fatto. La croce ci potenzia. Ecco perché la chiamo “la forza della Croce”.

E io dovevo andare a Venezia per capirlo.

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La Pasqua e lo scambio degli agnelli

La Pasqua e lo scambio degli agnelli
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Nella cultura cristiana si crede che il messaggio di Pasqua sia legato alla risurrezione, mentre in realtà è più collegato al sacrificio, alla salvezza e liberazione, a determinate condizioni (mentre invece la festa degli azzimi e la festa delle primizie sono più collegate alla risurrezione).

Quando parlo di sacrificio, non intendo che siamo chiamati a compiere chissà quali opere, ma a comprendere dei punti importanti, e cambiare vita. Facciamo un viaggio nel tempo e andiamo nell’Egitto di circa 3.500 anni fa. Dio parlava ma nessuno voleva ascoltare, anzi preferivano ignorare l’unico vero Dio, per prostrarsi di fronte a delle statue. Dio non sopporta essere sminuito e svalutato in confronto a delle sculture di pietra. Un uomo particolarmente testardo e pronto a tutto, di nome Mosè, incontra Dio e può cominciare il piano di salvezza di un popolo dalla schiavitù, e potenzialmente dell’umanità.

Attraverso 9 piaghe la situazione non cambia, ma con la 10a (la morte dei primogeniti, che non avevano il sangue dell’agnello sugli stipiti e sull’architrave della propria porta) cambia tutto. Ovviamente era tutto indirizzato per la salvezza del popolo eletto, ma chiunque avesse compreso il messaggio della piaga e agito di conseguenza, sarebbe scampato alla strage, ebreo o gentile che fosse. Ma prima dell’attuazione della 10a piaga, parte la spiegazione della Pasqua.

Ora leggiamo ESODO 12:3-13

-Il 10° giorno veniva preso un agnello. Stava con la famiglia 4 giorni, i bambini sicuramente gli avrebbero dato un nome e avrebbero giocato con lui. Il 14° giorno del mese, quindi dopo 4 giorni, l’agnello sarebbe stato ucciso, immaginatevi la reazione dei bambini. Immaginatevi il messaggio che arriva riguardo la serietà con Dio e la gravità dell’essere lontani da Lui per pensare ai propri interessi.

-L’agnello doveva essere sufficiente per far mangiare tutti, senza che ne avanzasse. Quindi richiama a una rapporto personale, una porzione per ognuno della casa nessuno escluso.

-Il sangue di quell’agnello conosciuto, veniva visto dai bambini ogni giorno, in quanto bastava guardare la porta di casa macchiata da quel sangue forse per sempre.

-Pasqua deriva dal verbo ebraico pasach, che significa passare oltre, nel senso di risparmiare, proteggere, salvare. Tutto il popolo viveva capendo la necessità di un sacrificio di sangue, che servisse affinché il giudizio passasse oltre loro e fossero risparmiati.

ISAIA 53:3-7 Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato!
Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca.

-In questo brano vediamo l’adempimento di Esodo 12 che era stato scritto 1400 anni prima di Cristo. Mentre Isaia è stato scritto “solo” 700 anni prima di Cristo. Il piano di Dio per la salvezza dell’uomo in Cristo, spiegato secoli prima della Sua venuta! Noi eravamo pecore che seguivano la propria via, e Lui Dio. Così Lui si è fatto pecora, agnello sacrificale, affinché noi potessimo essere salvati e liberati! Questo è lo scambio di agnelli. Otteniamo pace perché l’Agnello perfetto si è sostituito a degli agnelli imperfetti. Grazie a Gesù non serve più sacrificare gli agnellini!

GIOVANNI 1:29-30 Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! Questi è colui del quale dicevo: “Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me”.

-In Esodo 12 abbiamo visto un rapporto diretto e personale con l’agnello sacrificale che stava 4 giorni con la famiglia e simboleggia Cristo Gesù. Con Lui dobbiamo avere un rapporto da “coinquilini” (dopo essere sacrificato doveva essere sufficiente per tutti i membri della famiglia nessuno escluso, e non doveva avanzare niente, per cui vediamo l’applicazione personale per ognuno di noi). Non puoi appoggiarti su opere o su meriti, ma solo sul sacrificio dell’Agnello puro, perfetto e senza macchia, applicando il Suo sangue sulla tua vita personalmente.

-Ricevendo la Pasqua di Gesù, cioè il Suo sangue come protezione sulla nostra vita, noi siamo risparmiati, protetti e salvati.

-Non devi per forza essere ebreo, ma devi per forza mettere il sangue dell’Agnello perfetto a protezione della tua casa. Il Signore non chiedeva l’etnia e poi se ebrei lasciava vivere, se egiziani uccideva i primogeniti. Cercava il sangue sulla porta, se c’era risparmiava gli abitanti della casa, se non c’era allora non risparmiava. Non ci sono scuse per non andare a Gesù, “mio padre è credente…mia madre…mia zia…sono una brava persona”, bisogna ricevere il sangue di Gesù sulla propria vita.

I figli e tutta la famiglia, non erano più bravi di chi stava fuori, ma erano più ubbidienti rimanendo in casa tutta la notte, al di qua della porta bagnata dal sangue dell’agnello. Un versetto dice “ubbidire è meglio del sacrificio”, vuol dire che il sacrificio dell’agnello non serviva a niente, ma l’ubbidienza collegata all’atto era necessaria. Siamo chiamati ad ascoltare la voce di Dio e ubbidirGli!

-Il bagnare la porta col sangue crea la forma della croce di Gesù.

L’angelo passando, vedeva la croce bagnata dal sangue e considerava già effettuato il sacrificio di Cristo su quella famiglia con secoli di anticipo. Sta scritto che il sangue degli agnelli non può salvare, ma quello era un anticipo di ciò che sarebbe accaduto in seguito, e per il Signore non esiste passato e futuro ma Lui vive sempre al presente, quindi un atto che per noi è passato o futuro, per Lui ha valore attuale. Se tu ti convertirai tra 50 anni, per Lui sei già Suo figlio in quanto Lui conosce la fine sin dall’inizio! Già prima della fondazione del mondo Lui sapeva chi l’avrebbe ricevuto e chi no, di conseguenza chi avrebbe adottato come figlio e chi no, chi scrivere nel libro della vita dell’Agnello, e chi no! Dio ama tutti indiscriminatamente, ma ha un amore più alto verso i Suoi figli, che vede attraverso il sangue del Figlio perché abbiamo sulla nostra “porta” il Suo sangue! Sta scritto “Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura”. La prossima settimana affronteremo due implicazioni dell’Agnello immolato!

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Le chiese di Apocalisse

Le chiese di Apocalisse
Studi Biblici

 
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Le chiese presenti nei primi 3 capitoli di Apocalisse sono molto interessanti e ci forniscono molti dettagli per capire l’opera di Gesù quando è venuto, e i Suoi scopi per noi e per questo mondo (Apocalisse 2:18-3:22).

Analizzando le diverse chiese noteremo alcuni dettagli che si ripetono, ma anche dettagli unici di alcune chiese. Focalizzandoci sulle ultime 4 vedremo come i credenti siano chiamati da Gesù a compiere opere, ma di un particolare tipo, e non per ottenere la salvezza che si ottiene per grazia, ma un premio di altro tipo. Capiremo che i credenti devono ravvedersi continuamente ed avere un atteggiamento umile. Non confidare nella religione o nelle proprie azioni e opere, ma accostarsi con amore e speranza al proprio Sposo.
Vedremo anche molti riferimenti ad un rapimento pretribolazionale in solo 1 capitolo e mezzo (senza contare i riferimenti nel resto della Bibbia). Analizzeremo l’apostasia (allontanamento dalla verità che si proclamava, senza possederla necessariamente) e vedremo che i tiepidi nella fede a Cristo, verranno vomitati dalla Sua bocca.

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Perdono e grazia

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Matteo 18:21-35 parla del perdono, ma ad un lettore attento non sfuggono i potenti insegnamenti legati alla “grazia” di Dio. Parlando del “debito salato” che il servitore, in rappresentanza di ogni essere umano, ha con il “re” capiremo quanto è buono Dio, ma anche quanto è stupenda questa grazia. Paragonando questo brano con quello di Efesini 2:1-10, approfondiremo che rapporto c’è tra grazia, fede e opere. Capiremo cosa insegna la religione umana, cosa insegna Dio nella Sua Parola e qual’è il prezzo pagato da Gesù sulla croce. Un prezzo così alto che nessuna azione umana potrà ripagare, ma in quanto riscattati, non viviamo più per noi stessi, ma per compiere le “buone opere che Dio ha preparato”.