Hai mai sentito il modo di dire “Aspetta e spera”? Di solito “Sì, aspetta e spera!”. Dalle mie parti è molto frequente. E’ un modo per dire che quella cosa non succederà mai!
In realtà è un controsenso in quanto “sperare” è qualcosa di positivo, e di solito basato su qualche prova di successo, ben lontano dall’uso che molti ne fanno. Oggi voglio parlarne legando la speranza alla fede (è così la fede cristiana: fede e vera speranza insieme, altrimenti da sole non reggono), e vedremo che quando siamo in sintonia con il Signore, la speranza è un anticipazione del risultato positivo, del miracolo! E ciò era così anche nell’Antico Testamento, con il popolo di Israele era così:
SALMO 27:13-14 Ah, se non avessi avuto fede di veder la bontà del SIGNORE sulla terra dei viventi! Spera nel SIGNORE! Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi; sì, spera nel SIGNORE!
– Il testo “Ah se non avessi avuto…” è un modo di dire ebraico come per dire “guai a me se avessi avuto un altro atteggiamento invece del confidare in Dio! In tal caso sarei stato scoraggiato e depresso”. In tal caso avrei vissuto infelice e senza speranza!
E come dicevo, la fede e la speranza devono andare a braccetto! Se hai fede in Dio, e hai fede che Lui opererà nella tua vita, allora hai la vera speranza! Una speranza che ti cambia la vita, e ti fa superare le difficoltà. Se invece speri che prima o poi le cose si sistemino, non accadrà! Questi versetti in sostanza dicono: “Dio è buono, io sono Suo figlio, Lui mi ama, quindi ho fiducia per aspettarmi che mostrerà la Sua bontà sulla mia vita (magari non proprio come me l’aspetto io, ma comunque sperimenterò la Sua bontà in modo tangibile), e proprio grazie alla fede nel fatto che sperimenterò la Sua bontà, posso sperare nel Signore ed essere forte e rinfrancato contro ogni difficoltà! Quindi anima mia, non guardare le difficoltà ma guarda il Signore e legati a Lui!”
Scusate la versione lunga, non è una traduzione ma una spiegazione del concetto espresso da questi versetti.
Hai mai avuto bisogno dell’opera di Dio su alcune situazioni? Hai mai desiderato urgentemente qualcosa? Dio è buono e ti ama, per cui ha “in gestione” queste necessità, che potrebbero risolversi in maniera differente e in tempi diversi da ciò che aspettavi, ma si risolveranno, quindi rinfrancati!
Adesso approfondiamo insieme il concetto biblico di “sperare nel Signore” che è strettamente collegato con l’ “aspettare il Signore” e vedremo perché. Vediamo cosa vuol dire aspettarLo e sperare e quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento durante l’attesa?
Il termine ebraico per “aspettare” è “Qavàh”= deriva originariamente dal concetto di legare insieme o attorcigliare nel senso di raccogliere insieme, e per cui nel linguaggio comune significa torcere, allungare, aspettare, pazientare e soprattutto sperare. Quando troviamo questo verbo nella Bibbia ebraica, ci fa capire che “aspettare il Signore” o “sperare nel Signore” significa essere legati al Signore, alla Sua azione, ai Suoi tempi, alla Sua volontà, alla Sua bontà e alla Sua saggezza con speranza e fiducia in Lui. Anche se ti senti torcere, allungare, stropicciare, questo è il lavoro necessario affinché possiamo essere legati a Dio. Spesso può non piacerci, spesso potremmo stare male per questo, ma il Signore conosce la strada migliore. Fidati di Lui!
Nei 2 versetti che abbiamo letto, ciò che viene tradotto con sperare, è appunto Qavàh, cioè aspettare con speranza, fiducia e aspettativa verso la bontà di Dio sulla nostra vita. Vediamo anche il
SALMO 25:1-5 A te, o SIGNORE, io elevo l’anima mia. Dio mio, in te confido; fa’ che io non sia deluso, che i miei nemici non trionfino su di me. Nessuno di quelli che sperano (qavàh) in te sia deluso; siano confusi quelli che si comportano slealmente senza ragione. O SIGNORE, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e ammaestrami; poiché tu sei il Dio della mia salvezza; io spero (qavàh) in te ogni giorno.
– Questo è l’atteggiamento di qualcuno che è ferito e attaccato dal male e dai nemici. Ma nonostante ciò non è abbattuto perché conosce un riparo, un rifugio, una zona di sicurezza. Sa che arriverà del bene perché si appoggia su una certezza che lo sostiene. Questi 2 salmi furono scritti da Davide, evidentemente quando era in difficoltà per qualcosa, o quando era in pericolo di vita. Anche il prossimo Salmo fu scritto da Davide, sicuramente dopo i primi 2.
SALMO 40:1-5 Ho pazientemente (qavòh) aspettato (qiviti) il SIGNORE, ed egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido. Mi ha tratto fuori da una fossa di perdizione, dal pantano fangoso; ha fatto posare i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. Egli ha messo nella mia bocca un nuovo cantico a lode del nostro Dio. Molti vedranno questo e temeranno, e confideranno nel SIGNORE. Beato l’uomo che ripone nel SIGNORE la sua fiducia, e non si rivolge ai superbi né a chi segue la menzogna! O SIGNORE, Dio mio, hai moltiplicato i tuoi prodigi e i tuoi disegni in nostro favore; nessuno è simile a te. Vorrei raccontarli e proclamarli, ma sono troppi per essere contati.
– Quest’estate ho scalato due montagne molto ripide. Erano così ripide che ho fatto praticamente un livello base di arrampicata. Mi servivano sia le mani che i piedi. Avevo bisogno di sostegno, non bastavano i piedi. Non bastavano i piedi e una mano, serviva tutto, due piedi e due mani! Quando sei nel pericolo, quando sei nella prova, devi lasciare ogni altra cosa e aggrapparti alla roccia! Avevo i bastoncini, ma mi erano di ostacolo, quindi li ho lasciati, per avere le mani libere per aggrapparmi. Così è nella vita cristiana, non puoi tenere altre cose, non puoi portarti le tue distrazioni, ma solo abbandonarti completamente alla roccia che è Cristo!
Leggendo questo salmo vediamo un enorme stacco rispetto ai primi 2. Prima avevamo qualcuno nei problemi, ma che sperava e aspettava una liberazione, essendone certo, essendo aggrappato ad una roccia. Nel terzo abbiamo qualcuno che ha sperimentato la liberazione, qualcuno che ha creduto l’impossibile, e l’ha visto concretizzarsi. Questi 3 Salmi presi separatamente sono di incoraggiamento e di insegnamento, presi insieme sono una testimonianza di una vita che è stata trasformata dalla bontà di Dio. Un Dio che opera in coloro che credono e “sperano” in Lui, cioè aspettano non distraendosi con i propri sentimenti e le proprie percezioni umane, ma legandosi al Signore, crescendo nel Signore, aggrappandosi al Signore e unendo la propria vita alla Sua.
LAMENTAZIONI 3:24-26 «Il SIGNORE è la mia parte», io dico, «perciò spererò in lui». Il SIGNORE è buono con quelli che sperano in lui, con chi lo cerca. È bene aspettare in silenzio la salvezza del SIGNORE.
-CONCLUSIONE. Sperare e aspettare Dio, non sono un semplice intrattenersi nella vita sulla terra, immaginando che forse Dio un giorno si ricorderà di noi, ma è il vivere una vita stretta stretta a Dio, con la certezza che Lui compirà il bene e il meglio, nella nostra vita o come sta scritto “sulla terra dei viventi”. Dio ci ha a cuore veramente e fa solo quello che è giusto! La nostra percezione, nel migliore dei casi, può solo avvicinarsi alla verità!
Il Signore è buono “con quelli che sperano in Lui, con chi lo cerca”. Se tu Lo cerchi, Lui sarà buono con te! Ne deduco che se non Lo cerchi, o non speri in Lui, ma cerchi e speri nelle tue capacità, nei tuoi piani, etc… Lui non sarà buono con te! Comunque “è bene aspettare in silenzio la salvezza del SIGNORE”. Se vuoi il bene per la tua vita, aspetta in silenzio la salvezza e la liberazione del Signore! E’ questo ciò di cui abbiamo bisogno. Non di una chiesa più grande. Non di un governo migliore. Non di un lavoro migliore. Non di vivere in una città o una nazione migliore, ma di “aspettare in silenzio la salvezza del SIGNORE”, come diceva il salmo “spera in Dio!”. E ricordo che “aspettare” e “sperare” vuol dire legarsi al Signore, avere fiducia nella Sua bontà. Quindi resta in silenzio e poni la tua fiducia nella bontà del Signore e nella Sua salvezza, perché se riponi la tua fiducia in Lui, vedrai la Sua bontà!